Conoscere il Salento

Alla scoperta del Salento: carsificazione nelle celle geomagnetiche (XI parte)

di Marisa Grande

29 Novembre 2020

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Alla scoperta del Salento: carsificazione nelle celle geomagnetiche  (XI parte) - Corriere Salentino

Cella di Morciano di Leuca

La cella geomagnetica che include il territorio del Capo di Leuca e il mare che lo circoscrive ha il suo centro sulla Serra Fallitte, nel territorio di Morciano di Leuca.

Secondo il modello delle celle geomagnetiche e geomorfologiche a circonferenze concentriche progressive, includenti esagoni dettati da una vibrazione elettromagnetica ad armonica sei, già ampiamente applicato e descritto nelle puntate precedenti, possiamo ipotizzare che la grande specchia di mira, ossia il cumulo megalitico indicante il centro geodetico di quel territorio, si doveva trovare sul punto più elevato della Serra, a 165 metri s.l.m.

La circonferenza di massima estensione tocca il centro della Cella di Specchia Silva e nel suo sviluppo verso Ovest attraversa le aree di Ugento e della Madonna del Casale per raggiungere Marina di San Giovanni. Nel suo sviluppo verso Est, percorse le aree di Montesano e Depressa, raggiunge la costa a Marina di Andrano.

Nella Cella di Morciano si concentrano le propaggini meridionali di quattro catene di Serre che confluiscono verso il Promontorio di Leuca, composto da Punta Meliso e Punta Ristola.

Sull’altura di Punta Ristola, che guarda la cittadina di Leuca e il mare Mediterraneo, vi è la Basilica Minore della Madonna Annunziata, un luogo di culto cristiano che dal 43 d. C, malgrado le ripetute distruzioni, continua ad accogliere pellegrini che vi giungono seguendo le “vie di cammino di fede mariana” che attraversano l’Europa. Sono quelle segnate da chiese dedicate alla Madonna e fornite di “pozzi sacri”, che nel Salento attingono l’acqua dai fiumi ipogei che solcano il sottosuolo del suo territorio carsico. In veste di Stella maris, la Madonna di Leuca è anche eletta protettrice dei pellegrini in navigazione verso la Terrasanta.

Alla scoperta del Salento: carsificazione nelle celle geomagnetiche  (XI parte) - Corriere Salentino
Ezio Sarcinella – Via dei Pellegrini

Il piccolo centro urbano di Barbarano, prossimo al Promontorio di Leuca, deve molta della sua notorietà all’accoglienza che riservava ai pellegrini storici in viaggio verso il Santuario, poiché offriva loro ristoro e accoglienza, ospitandoli nei sotterranei collegati alla chiesa dedicata a Santa Maria del Belvedere. Il complesso è fornito di pozzi che attingono l’acqua dalla falda freatica che scorre a venti metri di profondità e che assicurano costante e necessario approvvigionamento idrico a uomini e ad animali. Allo stillicidio della medesima falda acquifera superficiale che alimenta quei pozzi si deve anche la formazione di stalattiti che scendono dalle volte delle due vore di Barbarano, le più imponenti del Salento, denominate “Vora Grande” e “Vora Piccola”. Le due cavità carsiche di grandi dimensioni si sono formate nel pianoro che comprende, oltre alla località di Barbarano, anche Acquarica del Capo, con la “Vora Fondo Lame”, e Presicce dove vi è la “Vora Serra Pozzo Mauro”.

Quel pianoro, nel quale si manifesta maggiormente la natura carsica del Salento, si estende per 20 km da Taurisano a Leuca ed è costeggiato dalle alture della Serra Fallitte e della Serra di Montesardo (182 metri s.l.m.)

Le vore di Barbarano

Alla scoperta del Salento: carsificazione nelle celle geomagnetiche  (XI parte) - Corriere Salentino
Ezio Sarcinella – Vora di Barbarano

Sono due grandi cavità-inghiottitoio, aperte per l’implosione del banco calcareo superficiale sulle camere carsiche sottostanti. La loro presenza sul territorio è stata motivo di attrazione e di interesse da parte di studiosi, geologi e speleologi, quali Tasselli (1693), Arditi (1878), Moscardino (1957), Martinis (1970), Delle Rose (2001), che le hanno descritte nella loro configurazione morfologica e geologica. Il “Gruppo Speleologico Neretino” di Nardò (Le) ha rilevato e reso note le loro caratteristiche idro-geologiche in: Le Vore di Barbarano: note descrittive e speleogenesi.

Dalla perlustrazione speleologica effettuata dal Gruppo si evince che anche se sono due cavità indipendenti e distinte (trovandosi a circa duecento metri di distanza l’una dall’altra), appartenendo a un’unica unità geologica, rispondono alle medesime dinamiche di formazione lito-geologica. Hanno entrambe un’apertura di forma sub-ellittica, ampliata per lavori di estrazione della pietra dal banco calcareo di superficie nella fase in cui ebbero funzione di ‘cave’. Si sviluppano in verticale, con una profondità di 45 metri (la Vora Grande) e di 35 metri (la Vora Piccola). Presentano entrambe due camere sovrapposte, con interposte formazioni di concrezioni stalattitiche, dovute a un intenso e costante stillicidio derivato dal drenaggio di quella falda di superficie che fornisce di acqua dolce l’intero territorio.

Il loro microclima è favorevole allo sviluppo di una fitta vegetazione che varia in rapporto ai tre gradienti ambientali, quali luce solare, temperatura e umidità, che si modificano man mano che la cavità penetra nella profondità della roccia carsica.

Sulla stratigrafia delle pareti di entrambe le grotte è visibile la suddivisione a quattro livelli del banco di roccia che le compone. Tanto lo strato più profondo, collocato al di sotto dei 45 metri e dei 35 metri, quanto quello di superficie (dallo spessore di m. 4,5) sono composti da Calcareniti ben cementate, con presenza di fratturazioni di tipo tettonico distanziate di alcuni metri e che si sviluppano secondo un andamento sub verticale.

I due livelli interposti, tra le Calcareniti di base e quelle del livello superiore, formano uno spessore compreso tra i -19 e i -4,5 metri di quota e sono costituiti da ‘Calcareniti del Salento’, ossia da sabbie calcaree parzialmente litificate e a differente grado di litificazione.

A 130 metri di profondità scorre la falda profonda dolce-salina, a 110 metri la falda intermedia dolce e a 20 metri la falda freatica superficiale che crea lo stillicidio a cui si deve sia la formazione delle stalattiti visibili sulle volte delle camere inferiori di entrambe le grotte e sia il provvidenziale approvvigionamento idrico di acqua dolce necessario a tutti i pozzi aperti nell’area circostante.

Tale composita caratteristica idrogeologica del terreno nel quale si aprono le due Vore di Barbarano è determinata dalla sua condizione di ‘impluvio’, essendo il punto più depresso del territorio pianeggiante compreso tra due Serre, Fallitte e Montesardo.

Tale pianoro, costituito da un “basso strutturale”, ossia da un substrato tettonico separato “dall’alto strutturale” delle Serre per mezzo di “faglie ad alto angolo”, è soggetto anche ad alluvioni, l’ultima delle quali è avvenuta negli anni Cinquanta del Novecento e, a ricordo d’uomo, è stata alquanto rilevante per la sua notevole portata d’acqua, malgrado la presenza in loco delle due imponenti e provvidenziali vore-inghiottitoio.

(Continua)

Per approfondimenti sulla morfologia del territorio:

Marisa Grande, “L’orizzonte culturale del megalitismo” Besa Ed. e “La precaria armonia del cosmo”, Besa 2208 e 2012

blog: https://synergeticart.wordpress.com

Relazione tecnica del Gruppo Speleologico Neretino, Le Vore di Barbarano: note descrittive e speleogenesi.

Ezio Sarcinella, “la Via dei pellegrini” – L’antico Cammino leucadense riproposto nel III millennio da SpeleoTrekkingSalento, Ed. Salentina 2007) e “La Via Leucadense dei pellegrini” -da Brindisi e Lecce a Leuca lungo l’antico cammino, Capone Editore, Cavallino 2020.1 di 3

Alla scoperta del Salento: carsificazione nelle celle geomagnetiche  (XI parte) - Corriere Salentino
Ezio Sarcinella – Leuca piccola
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Ezio Sarcinella – Vora di Barbarano
Alla scoperta del Salento: carsificazione nelle celle geomagnetiche  (XI parte) - Corriere Salentino
Ezio Sarcinella -Quarta tappa Via dei Pellegrini

Il Cammino di fede verso la Terrasanta in: “Il pellegrinaggio a Leuca, tra storia e mito”

26 novembre 2020

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vedi anche:

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RIFLESSIONI SU LA VIA LEUCADENSE DEI PELLEGRINI

di Marisa Grande

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  • RIFLESSIONI SU “LA VIA LEUCADENSE DEI PELLEGRINI”

di Marisa Grande

Con “La Via leucadense dei pellegrini”, dell’autore Ezio Sarcinella, il mosaico della collana dedicata alle “Guide” dall’editore Capone si arricchisce nel 2020 di un nuovo tassello per la composita lettura del territorio salentino. Il sodalizio editore-autore, dettato dalla loro comune attenzione per il Salento, per la sua natura e per le caratteristiche peculiari della sua cultura, ha prodotto un testo la cui funzione si estende ben oltre la semplice guida turistica, presentandosi innovativo già per la tematica scelta relativa al turismo religioso.
Particolare aspetto del turismo culturale, il turismo religioso interessa anche i cultori della storia generale del Salento, perché i pellegrini che hanno viaggiato per secoli, in solitaria o in compagnia, hanno veicolato altre forme di cultura, lentamente assimilate poi dagli abitanti locali. Aspetti di conoscenza composita riemergono, infatti, nella descrizione, essenziale ma pertinente, fatta di volta in volta dall’autore delle opere di culto che si trovano lungo la via, da quelle a dedicazione mariana a quelle destinate all’accoglienza fraterna del pellegrino storico.
Fornire una guida efficace per il Cammino leucadense del III millennio, riscoperto e rivalutato a partire dal 2004 dall’Associazione SpeleoTrekkingSalento, i tempi risultavano già maturi quando nel 2019 il progetto editoriale fu inserito tra le scelte programmatiche dell’editore Capone.
Il territorio salentino aveva offerto già al turista più accorto l’altra faccia della sua cultura -prima ancora che il lockdown forzato del 2020 inducesse a riflettere sulla caducità dell’uomo e sulla necessità di scoprire la dote immateriale del suo essere- quella intimista, solitaria, lontana dalla frenesia estiva dei vacanzieri delle coste, quella agreste delle masserie antiche, spesso trasformate in agriturismi per fare riappropriare ognuno di quella dimensione più umana della vita, per offrire un benessere psicofisico basato sui cicli ritmici della natura. Tutti aspetti, questi, che inducono alla riflessione e alla meditazione e che rappresentano le costanti essenziali praticate nel tempo nel Salento, un territorio che ha prodotto opere di cultura che si distinguono per quelle caratteristiche che agevolano la cura dei sentimenti e favoriscono la profondità di pensiero.
Ci si può, tuttavia, chiedere quali siano state le motivazioni che hanno dettato la scelta, tra le varie tematiche culturali, di quella religiosa, alquanto difficile da affrontare oggi, considerati i tempi e i modi
con i quali l’uomo di questa era vive la sua frenetica vita, attratto da tanti stimoli che tendono ad allontanarlo dalla riflessione e dalla cura della propria dimensione spirituale, che pure gli è naturalmente congeniale. La risposta dell’autore a questa domanda emerge da quelle caratteristiche specifiche che rendono il testo un vademecum prezioso per il pellegrino, un sapiente compagno virtuale di viaggio.
Nella descrizione del paesaggio salentino, per esempio, Ezio Sarcinella fa assaporare il piacere della riscoperta della natura, focalizzando l’attenzione sui suoi diversi cicli vegetativi e sugli stati vitali di ogni essere nei suoi molteplici aspetti, che si possono cogliere lungo il percorso lento del tragitto, scandito solo dal proprio passo in sintonia con il battito cardiaco.
Anche un laico dichiaratamente lontano dalla sensibilità del pellegrino religioso e mistico non può, leggendo queste pagine, non condividere le sensazioni con le quali l’autore vive e descrive gli aspetti
paesaggistici della via leucadense, cangianti in relazione alle distinte stagioni. Sono descrizioni solo apparentemente funzionali al cammino del pellegrino, necessarie per indicare le condizioni ambientali che caratterizzano il Salento, poiché diventano pagine pregne di poesia e di coinvolgente spiritualità.
Sollecitano gli stimoli necessari a far emergere in ognuno quegli stati emozionali comuni all’essere umano, religioso o laico che sia, propri dell’uomo di buona volontà che voglia svolgere la sua vita senza porre barriere tra sè e la natura, consapevole che di essa egli stesso e l’umanità tutta ne sono parte integrante.
La sensibilità dell’autore verso la natura e la sua attenzione alla salubrità ambientale passano anche attraverso la sua professione di chimico, in precedenza operante in laboratori di analisi e di consulenza per l’igiene e la qualità dei prodotti alimentari. Tali attività e quella pregressa dell’insegnamento di matematica e fisica corrispondono alla sua testimonianza diretta di come il recupero di più umani ritmi di vita e la salvaguardia di un’antica cultura come quella salentina richiedano una conoscenza che dia una visione globale del territorio, per comporre una filosofia di vita, un modus vivendi individuale consapevole e responsabile.
L’attenzione di Ezio Sarcinella verso la Via leucadense dei pellegrini deriva, perciò, dalla conoscenza
delle caratteristiche del territorio, del Salento in particolare, che egli ha percorso e percorre a piedi, seguendo anche dal 1997 ad oggi i programmi escursionistici dell’Associazione SpeleoTrekkingSalento.
Con il precedente suo libro dal titolo “La via dei pellegrini” editrice Salentina, Galatina 2007, dedicato alle edizioni del Cammino Leucadense 2004-2006, ha documentato l’attività specifica dell’Associazione svolta sulla base delle scelte operate dal presidente Riccardo Rella e dai suoi collaboratori nell’individuare nella leucadense la via più idonea alle esigenze dei pellegrini storici. Privilegiata tra il fascio di vie proposte per cercare il prolungamento a sud della Via Francigena, la leucadense ne rappresenta il naturale tratto finale europeo della via della fede proveniente da Canterbury e proiettata verso la Terrasanta.
Le motivazioni apportate dall’autore per dimostrare il privilegio della via leucadense rispetto ad altre vie a diversa e più ampia destinazione, da civile a militare, come la via messapica Sallentina Taranto-Ugento e la via romana Traiano-calabra da Brindisi a Otranto, risiedono nelle intrinseche caratteristiche territoriali, geologiche, geografiche e paesaggistiche che caratterizzano il percorso.
La Via leucadense, infatti, non ha assunto la sua connotazione religiosa solo in epoca cristiana, poiché conteneva già in sè una sacralità che le derivava dalle caratteristiche naturali del territorio attraversato. La sua dedicazione alla Vergine Annunziata s’innesta su quella arcaica della Dea Madre protettrice della via solcata in profondità dalle acque ipogee del territorio carsico che caratterizza la catena centrale delle Serre Salentine, facendo perciò di quel percorso il più adatto a offrire al viandante l’acqua, il bene fondamentale per la sopravvivenza.
Con la destinazione della via ai pellegrinaggi cristiani e con la dedicazione alla Madonna, in ogni luogo di culto mariano o di ristoro dei pellegrini la raccolta delle acque fu facilitata dall’apertura di pozzi sacri associati alle chiese votive sorte lungo il suo tragitto. Aggregati “a magnete” a quell’antica via ritenuta sacra sin dall’antichità, come indicano le vestigia megalitiche che ancora s’incontrano lungo il percorso, nel tempo sorsero gli agglomerati urbani che hanno contribuito a configurare l’attuale territorio dell’entroterra salentino.
La via leucadense Brindisi-Leuca trova perciò nel percorso naturale, tracciato dalla via dell’acqua lungo la catena centrale delle Serre, la direzione geografica più idonea per proiettarsi direttamente verso la Terrasanta. Raggiunta Leuca, il de finibus terrae meridionale del continente europeo, i pellegrini che intendevano attraversare il tratto di mare che separa quel promontorio dalla privilegiata meta cristiana mediorentale, s’imbarcavano dall’antico porto locale, non prima di aver chiesto alla Madonna, la Stellamaris di quell’antico santuario-baluardo di fede cristiana sin dal 43 d.C, la sua materna protezione. Per questo, sottolinea l’autore, la Via leucadense non può essere solo un cammino devozionale locale, poiché rappresenta la via privilegiata per il prolungamento verso sud-est dei Cammini europei. La via leucadense Brindisi-Leuca traccia, pertanto, il tratto intermedio della via Canterbury-Terrasanta, che per i cristiani attenti ai segni celesti corrisponde al lato lungo della croce di Cristo, mentre il percorso est-ovest che conduce al promontorio iberico dove sorge il santuario di Santiago di Compostela, ne rappresenta il lato breve. L’insieme del segno celeste proiettato in terra descrive la croce del martirio e della redenzione che la Madonna di Leuca indica come la via privilegiata da seguire per la salvezza eterna.


Scopri qui gli altri link di BelSalento sulle antiche vie di pellegrinaggio nel Salento

http://belsalento.altervista.org/category/pellegrinaggi-e-antiche-vie/


“Francigena – la via dei Pellegrini” con Riccardo Rella – le serate culturali galleria “La Colonna” Salice 18 marzo 2017

Vedi anche:

ANXANEWS Numero 106 – luglio/agosto 2020

http://www.anxa.it

DAL MEGALITISMO ALLE CELLE GEOMAGNETICHE E GEOMORFOLOGICHE ALLE VIE DELLA FEDE E DI PELLEGRINAGGIO

Pubblicato su 19 settembre 2020 da synergeticart




da belsalento

Il Triangolo delle Ottave oracolari

Pubblicato su da synergeticart

MARISA GRANDE – IL TRIANGOLO DELLE OTTAVE ORACOLARI E GROTTA DEI CERVI DI PORTO BADISCO

Pubblicato su da synergeticart

IL TRIANGOLO DELLE OTTAVE ORACOLARI, L’ARCAICA LINEA ENERGETICA Y, MERIDIANO ZERO NATURALE DELLA TERRA TRACCIATO DALLA LEY ELETTROMAGNETICA EVOLVENTE TRACCIATA DAL RAPPORTO SINCRONICO SOLE-TERRA.

Dinamiche variabili nel rapporto sincronico cielo-terra

Pubblicato su da synergeticart

Le ley della griglia elettromagnetica descritte dal rapporto sincronico Sole-Terra (Marisa Grande)

https://synergeticart.wordpress.com

11 febbraio 2014

Alla scoperta del Salento: carsificazione nelle celle geomagnetiche IX e X parte

di Marisa Grande15 Novembre 2020https://www.facebook.com/plugins/like.php?href=https://www.corrieresalentino.it/2020/11/alla-scoperta-del-salento-carsificazione-nelle-celle-geomagnetiche-ix-parte/&layout=button_count&show_faces=false&width=105&action=like&colorscheme=light&height=21ShareFacebook Twitter

Alla scoperta del Salento: carsificazione nelle celle geomagnetiche  IX parte - Corriere Salentino

IX parte

LA REGOLARITA’ GEOMETRICA DELLA GEODESIA MEGALITICA NEL SALENTO

Dallo studio della distribuzione dei megaliti sul territorio salentino emergono due ipotesi:

– la prima è che i loro costruttori dovevano appartenere ad una categoria di uomini speciali, sensibili alla percezione della vibrazione tellurica, impegnati a marcare le terre emerse di un pianeta che nel V millennio a.C. aveva subito le devastazioni, dovute al cambio di stagione precessionale, le quali avevano modificato con terremoti e inondazioni il precedente assetto geomorfologico dell’intero continente euro-asiatico;

-la seconda è che essi, provenendo dal mare, cercavano tramite triangolazione e con riferimento al Sole il punto emergente più prossimo alle aree costiere, dove poter apporre il loro marcatore geodetico fondamentale, corrispondente a un ‘grande cumulo di pietre informi’ denominato poi “specchia di mira”.

Per verificare tale seconda ipotesi possiamo fare riferimento alle specchie di mira ancora esistenti sul territorio salentino, come la Specchia Silva e la Specchia dei Mori, entrambe collocate a circa otto chilometri di distanza dal punto più vicino delle loro rispettive coste, la ionica e l’adriatica.

Alla scoperta del Salento: carsificazione nelle celle geomagnetiche  IX parte - Corriere Salentino
Specchia Silva- foto Ezio Sarcinella

SPECCHIA SILVA: CENTRO DELLA CELLA CONTINENTALE SUD-SALENTO

Il cono megalitico che compone la Specchia Silva corrisponde a ciò che resta di un cumulo di grandi pietre di calcare compatto elevato a 169 metri s.l.m., ossia sul punto più alto della Serra di Taurisano, che si estende da Nord-ovest a Sud-est fino al Capo di Leuca, occupando la posizione centrale tra l’occidentale Serra di Ugento e l’orientale Serra di Ruffano.

La fitta vegetazione della Serra ha protetto la specchia dal totale depauperamento imperante nell’epoca in cui le pietre di quegli arcaici cumuli servivano per formare le massicciate delle strade, anche se un’antica fornace aperta ai suoi piedi attesta che molte sue pietre furono impiegate per la produzione della calce.

In posizione altimetrica intermedia, sulle pendici della Serra marcata da Specchia Silva, tra la quota 130 e la quota 110 metri s.l.m., vi è la località di Taurisano, situata su una parte della Serra la cui struttura geologica è composta nello strato più profondo e compatto da calcari, calcari dolomitici e dolomie del Cretaceo e nello strato superiore da depositi di calcareniti organogene, di argille e di terre rosse del Pleistocene.

A quota 87 metri s.l.m. si estende la depressione carsica dell’area denominata “Mulino”, dove il carsismo si manifesta con doline, con inghiottitoi e con grotte come la “Santa Lucia” e la “Pietra l’Aia”.

Secondo la configurazione modulare, proporzionale e frattale del sistema delle celle geomagnetiche riprodotte nel modello basato sulla griglia elettromagnetica della Terra, già illustrato nella parte VIII di questo studio http://www.corrieresalentino.it/2020/11/alla-scoperta-del-salento-carsificazione-nelle-celle-geomagnetiche-viii-parte/

Specchia Silva marca il centro di una cella geomagnetica che, tramite la vibrazione ad “armonica sei”, contribuisce a determinare la morfologia del sud Salento compreso tra le due coste: la ionica e l’adriatica.

Il territorio circolare che ha il centro geomagnetico e geomorfologico in Specchia Silva comprende l’estremo sud della penisola salentina (ad esclusione del Capo di Leuca) includendo il gruppo delle Serre di Ugento, Taurisano e Ruffano del versante ionico e parte di quelle del versante adriatico. Sono tutte basse catene collinari calcaree orientate verso il promontorio di Leuca e separate tra loro da depressioni carsiche. Là dove le distinte strutture litiche si affiancano vi sono anche faglie di contatto attive e non attive, le quali sono soggette a modifiche, che determinano possibili prolungamenti, dovute alle lente sollecitazioni elettromagnetiche provenienti dai centri delle celle che interagiscono su di esse o ai rari rapidi rilasci di energia sismica, che si accumula in loco anche per centinaia di anni.

Carsismo e movimenti sismici, sollecitati dall’emissione di elettromagnetismo dai centri geomagnetici delle celle, sono quindi i fenomeni che contribuiscono a modellare, lentamente o rapidamente, in profondità e in superficie, la litosfera di cui si compone un paesaggio.

A rimarcare la configurazione modulare, proporzionale e frattale del sistema delle celle geomagnetiche circolari con all’interno circonferenze concentriche ed esagoni proporzionali che la dividono in sei settori circolari, emerge nella popolazione locale salentina il ricordo che intorno a Specchia Silva vi erano altre sei specchie: quattro sulla Serra di Ruffano e due sulla Serra di Ugento.

Da tale distribuzione di sei cumuli megalitici sulle alture intorno al centro della cella si può dedurre che tutti i centri delle celle circolari ed esagonali che compongono il territorio salentino erano anticamente marcati da specchie di mira di grandi dimensioni, mentre in pianura altri cumuli di minore grandezza e astronomicamente orientati completavano l’organizzazione geodetica megalitica che ‘imbrigliava’ il territorio in una stabilizzante forma a ‘tela di ragno’.

Alla scoperta del Salento: carsificazione nelle celle geomagnetiche  IX parte - Corriere Salentino

IL SISTEMA GEODETICO A “TELA DI RAGNO”.

Anche nella cella di Specchia Silva i centri abitati sono posizionati, secondo lo schema “a tela di ragno”, sulle circonferenze concentriche in estensione proporzionale dal centro, sui vertici degli esagoni interni e sui vettori radiali, poiché sono stati collocati sul territorio facendo riferimento al sistema geodetico megalitico, composto da menhir, da dolmen o da specchie minori.

Nel collegamento tramite vettori radiali aventi il centro nella Specchia Silva le località sono tutte allineate e orientate, così da formare delle raggiere di luoghi antropizzati sorti per aggregazione intorno ai segnacoli dell’arcaica distribuzione geodetica megalitica.

Collegati tra loro dalle medesime linee radiali che hanno origine dalla Specchia Silva vi sono anche molti complessi rurali, come le Masserie Pisari, l’Anguria, Agresta, Grande, i Pali, Monaci, Nuova, Pesco Grosso, Belli…

Alle località distribuite secondo l’ordine delle circonferenze concentriche intersecate da vettori radiali, dalle più vicine al centro di Specchia Silva alle più lontane, si aggiungono molti noti luoghi di culto separati dai centri abitati. Nell’area della cella che estende il suo raggio fino al Monte Sant’Eleuterio si trovano, infatti, secondo il medesimo schema concentrico, la chiesa del Crocefisso nella piana tra Casarano e Ruffano, il convento di Santa Maria degli Angeli presso Presicce, la chiesa di Santa Maria della Serra sulla corrispondente Serra di Ruffano…, S. Maria della Grotta, la Madonna dal Passo e altri luoghi di preghiera, adibiti anche alla sosta e all’assistenza ai pellegrini che raggiungevano Leuca attraverso l’antico Cammino leucadense, che li conduceva al Santuario Mariano attraverso i difficili tracciati delle Serre.

L’INFLUSSO GEOMAGNETICO DELLA CELLA DI SPECCHIA SILVA

L’area circolare di pertinenza geomagnetica della cella di Specchia Silva si estende a Nord-ovest fino al centro della cella di Monte Sant’Eleuterio, a Nord-est fino al centro della cella che prende il nome dalla chiesa della Madonna della Serra di Botrugno (distrutta per il passaggio della via statale e ricostruita su una vicina altura) e a Sud fino al centro della Serra di Montesardo.

Il settore circolare di Sud-ovest della cella di Specchia Silva comprende e definisce un tratto della costa ionica, esteso tra Marina di San Giovanni e Torre Vado, che ha nella Punta Macolone, compresa tra Torre Mozza e Torre Pali, il luogo intermedio della triangolazione con l’altura della Serra dove è collocata Specchia Silva.

Sul vettore che collega Punta Maculone con Specchia Silva, a testimonianza dell’opera di cristianizzazione dei luoghi marcati dagli antichi cumuli litici appartenenti all’organizzazione geodetica megalitica, si interpone la chiesa basiliana di Madonna del Casale costruita sulla Serra delle Fontane.

La medesima operazione di conversione in opere civili “di vedetta e di marcatura geodetica” è stata svolta sostituendo i cumuli litici dell’entroterra dell’intero settore ionico con le Masserie “Grande”, “Cristo”, “Spigolizzi”, “i Pali.

Il settore circolare orientale della cella circoscrive, invece, un tratto molto breve di costa adriatica, quello compreso tra Marina Serra e Santa Cesarea Terme, sul quale agisce maggiormente il centro geomagnetico della cella di Tricase, in gran parte estesa verso il mare del Canale d’Otranto.

IL CARSISMO NELLA CELLA DI SPECCHIA SILVA

Le aree periferiche di ogni cella geodetica risultano geologicamente deboli, caratterizzate da luoghi ritenuti a rischio perché soggetti a erosione marina, a frane, a implosioni delle aree crostali producenti le vore-inghiottitoio, tutti fenomeni legati ai territori carsici solcati da cavità ipogee terrestri e subacquee.

Su quei luoghi i costruttori di megaliti avevano inteso operare i loro interventi stabilizzanti, armonizzando i flussi dell’elettromagnetismo distruttivo che provocava terremoti e aperture di faglie e che in un territorio carsico come quello salentino, attraversato da fiumi sotterranei, favoriva i crolli delle cavità ipogee e delle coste marine.

Partendo dal centro geodetico di Specchia Silva sono ancora esistenti in pianura i menhir astronomicamente orientati di: Taurisano, Cardigliano di sotto, Supersano, Gemini, Alliste, Taviano…

Gli inghiottitoi, dovuti all’implosione delle doline che si gonfiano e poi collassano, caratterizzano soprattutto quei settori circolari della cella geomagnetica e geomorfologica della Specchia Silva che interagiscono con quelli di Nord-ovest della Cella di Monte Sant’Eleuterio a con quelli di Nord-est della Cella di Madonna della Serra e della Cella di Monte Vergine.

Possiamo rilevare la disposizione delle vore intorno all’altura della Serra di Taurisano seguendo la localizzazione dei comuni cui appartengono gli specifici terreni carsici, posizionati, secondo il modello modulare e frattale vibrante ad “armonica sei”,

sulle circonferenze concentriche e sui vettori radiali della Cella geomagnetica, geomorfologica e geodetica avente il centro in Specchia Silva.

I territori carsici della Cella geomagnetica, geomorfologica e geodetica, dove vi sono le vore appartengono alle seguenti località, distribuite a macchia d’olio intorno al centro di Specchia Silva:

TAURISANO a N-W con Vore o grotte: – Giardino – Livola – Cola Russo.

ACQUARICA DEL CAPO a S-E, con – Vora del fondo Lame.

PRESICCE a S-E, con – Vora Serra Pozzo Mauro- Grotta della Madonna; 2) MIGGIANO a N-E, con Grotta delle Ancore.

MONTESANO SALENTINO a N-E, con – Voiuru; Sprofondamento di Montesano-Miggiano

CASARANO a N-W, con – Tre Bore – Vora Depuratore;) MELISSANO N-W-W, con – Vora Franze – Vora Bonifica – Vora Quarta; SUPERSANO a Nord, con – Vora Coelimanna – Vora Genio Civile, Vora La Ora – Vora Lu Fau.

BARBARANO a S-E (MORCIANO DI LEUCA) – Vora Grande – Vora Piccola.

ALLISTE a Ovest, con – Vora Naturale – Vora Bonifica;

ANDRANO a N-E, con: -Vora Via del Mito.

Sulla periferia della Cella si trovano le località maggiormente soggette a fenomeni di implosione dei terreni carsici, come SURANO a NN-E, con – Inghiottitoio Leptospira o Fontanelle; NOCIGLIA a NN-E, con – Pozzo assorbente Masseria Carcere – Vora Piccola o Del Noce.

(Continua)

Per approfondimenti sulla morfologia, simbologia e funzione delle ‘celle geomagnetiche, geomorfologiche e geodetiche’:

Marisa Grande “L’orizzonte culturale del megalitismo” Besa Editrice, Nardò 2008;

Marisa Grande “Dai simboli universali alla scrittura” Besa Editrice, Nardò 2010;

Marisa Grande “La precaria armonia del cosmo” Besa Editrice, Nardò 2012;

Marisa Grande, “L’antica organizzazione geodetica del Salento”, in “archivio” 2008-2009 della rivista Anxa

Marisa Grande, “In armonia con la frequenza armonica della Terra”, EBOOK di Scienza e Conoscenza –N.34, novembre 2010

Altri articoli in Archivio di:

https://synergeticart.wordpress.com

http://www.anxa.it

http://belsalento.altervista.org/ipotesi-di-regolarita-nella-dinamica-sismo-tettonica-di-marisa-grande/

Alla scoperta del Salento: carsificazione nelle celle geomagnetiche (X parte)

di Marisa Grande22 Novembre 2020https://www.facebook.com/plugins/like.php?href=https://www.corrieresalentino.it/2020/11/alla-scoperta-del-salento-carsificazione-nelle-celle-geomagnetiche-x-parte/&layout=button_count&show_faces=false&width=105&action=like&colorscheme=light&height=21ShareFacebook Twitter

Alla scoperta del Salento: carsificazione nelle celle geomagnetiche  (X parte) - Corriere Salentino

CELLA DELLA MADONNA DELLA SERRA DI BOTRUGNO

Una cella geomagnetica e geomorfologica del Sud-Salento ha il suo centro presso la località di Botrugno, nel luogoindicato con la lettera C nella cartina tettonica allegata. Condivide il suo territorio circolare con le tre celle già esaminate, quella di Monte Sant’Eleuterio (A), di Specchia Silva (B), di Monte Vergine (D).

Nel settore di Sud-est delimitato dalla circonferenza che passa anche per i centri delle celle di Monte Sant’Eleuterio, di Specchia Silva e di Monte Vergine, è compreso il tratto di costa che si sviluppa tra Marina di Andrano e Santa Cesarea Terme, ricco di cavità litoranee, tra le quali vi sono le note grotte Zinzulusa e Romanelli, appartenenti al territorio carsico di Castro.

Il centro della cella è rapportabile al punto più elevato della collina prossima a Botrugno, denominata “Serra La Motta”, tratto locale della Serra Corigliano d’Otranto-Andrano che si estende in direzione Nord/ovest – Sud/est.

Sul crinale di quell’altura, all’incrocio tra la via antica Lecce-Leuca con la Via Botrugno-i Paduli-Bosco Belvedere-Supersano, era ubicata la chiesa del XVIII secolo denominata “Madonna della Serra”, distrutta per il passaggio del tracciato della S.S. 275 Maglie-Leuca e ricostruita dall’Anas nel 1962.

La dedicazione delle Serre alla Madonna corrisponde alla cristianizzazione dell’ancestrale culto della Dea Madre, connessa alla madre Terra, testimoniato nel territorio salentino sin dal Paleolitico con la nota “Grotta delle Veneri” di Monte Sant’Eleuterio. Nell’area in comune tra entrambe le celle geomagnetiche e geomorfologiche, infatti, di fronte alla Serra La Motta, procedendo verso il territorio di Supersano e al di là del Bosco Belvedere, all’inizio della Serra Mucorone vi è il noto luogo di culto dedicato alla Madonna di Coelimanna. Sulla stessa serra che si estende fino a Ruffano si trova un’altra chiesa dedicata alla Madonna della Serra, nota per il culto della “Madonna del latte”, della quale in quella chiesa si conserva una rara effigie. La Madonna della Serra di Ruffano si raggiunge, oltre che per mezzo della provinciale, anche percorrendo a piedi sia l’intera altura Supersano-Ruffano e sia un’antica e impervia via penitenziale, oggi destinata al rito della via crucis. Si tratta di un percorso frequentato per secoli da fedeli locali e da pellegrini e soprattutto dalle donne che chiedevano la grazia di poter nutrire i neonati con il proprio latte.

Il culto rimanda ancora una volta all’ancestrale dea Madre astrale, considerata la dispensatrice del nutrimento primario per la sopravvivenza dell’umanità, perché associata al percorso lattiginoso della Via Lattea, immaginato come sgorgante dal suo prosperoso seno di dea opulenta descritta nel cielo collegando visivamente tra loro alcune costellazioni comprese tra quella di Auriga e quella dei Pesci.

Nell’era dei Pesci, con la nascita di Gesù da Vergine-Madre, il culto stellare originario si rinnova e il rapporto cielo -terra si consolida attraverso il sacrificio di Cristo in croce, simbolo della “croce cosmica”, visibile come equilibrata nel cielo solo quando la Terra si trova in posizione equilibrata sul proprio asse, altrimenti le calotte celesti appaiono instabili per un eccessivo effetto trottola impresso alla Terra dal suo asse eccessivamente obliquo.

Il collegamento cristiano, attraverso la via crucis, tra la chiesa mariana e i luoghi sacri dedicati a Cristo, che abbiamo visto essere stato attivato recentemente anche sull’altura di Monte Vergine, troverebbe pertanto il modello più antico nella via che si snoda lungo le pendici di quella Serra, la quale collega la chiesa in altura con i luoghi ipogei di culto cristiano sparsi in pianura sul territorio di Ruffano, Torrepaduli e Taurisano.

Si applica così in terra, sfruttando la naturale morfologia del territorio, l’ideale cristiano della ricerca della via della redenzione e della salvezza dell’umanità, che nell’indicazione data dalla Madonna conduce direttamente a Cristo, suo Figlio Redentore.

Il collegamento tra il luogo di culto dedicato alla Madonna della Serra e i luoghi di culto cristiano sul territorio della Cella geomagnetica e geomorfologica di Botrugno, non può che avvenire con le cavità carsiche della pianura (naturale effetto dell’attività vibrazionale prodotta dalla dinamo elettromagnetica-Terra), dove troviamo, tra le altre, le grotte dedicate alla Trinità e a Santa Lucia. La grotta “Loredana”, dedicata dai monaci basiliani al Crocefisso, presenta sulle sue pareti dei graffiti risalenti al Paleolitico, i quali testimoniano proprio della millenaria frequentazione delle cavità carsiche per scopi cultuali legati agli antichi riti cosmogonici.

I monaci basiliani furono attenti alla morfologia del territorio salentino, ne sfruttarono le cavità carsiche destinandole a laure abitative e a cripte cultuali, che affrescarono con immagini dei santi cristiani che rassicuravano la popolazione, offrendo la loro protezione ad un territorio dove potevano improvvisamente aprirsi le profonde e temute cavità delle vore. Consapevoli che lo stesso ruolo stabilizzante era stato attribuito anticamente ai monumenti megalitici, li rispettarono, li modificarono, li cristianizzarono e spesso anche li spostarono dalla loro sede originaria che faceva riferimento all’era precessionale con il Sole in levata nella costellazione del Toro (V-III millennio a.C), per adeguare quelle ruote geomagnetiche e geodetiche a ‘tela di ragno’ all’era precessionale del Sole in Pesci, correlata alla figura di Cristo.

Per coloro che non erano pronti ad accogliere la “sapienza antica” che collega anche la modificazione morfologica del territorio alla posizione che assume la Terra all’interno del sistema solare attraverso le ere bimillenarie che compongono il grande ciclo della precessione degli equinozi (resa nota da Ipparco nel II secolo a.C, ma già sperimentata per millenni dai sacerdoti-astronomi e geomanti di cui facevano parte i costruttori di megaliti) quei luoghi arcani di un territorio sempre interessato dall’activity sinkhole erano solo oggetto di timore reverenziale.

Nel versante adriatico che la Cella geomagnetica, geomorfologica e geodetica che Botrugno condivide con quelle di Andrano e di Monte Vergine, proprio quel rispetto per i megaliti ha permesso loro di sopravvivere alla condanna dei monumenti di culto pagano destinati alla totale distruzione.

Per le genti più avvedute, che operavano nell’ambito della comprensione e organizzazione del territorio, il connubio Terra-cielo, che avviene naturalmente per il rapporto sincronico che regola lo slittamento delle masse della litosfera terrestre in relazione alla posizione che assume l’asse magnetico all’interno del sistema solare durante le varie ere del ciclo precessionale, il rapporto tra centro geomagnetico e posizione apparente del Sole richiedeva, invece, solo l’aggiornamento della posizione di quei segnacoli geodetici antichi. Per questo, se sulle carte geografiche il centro appare puntiforme, sul territorio permette invece una tolleranza necessaria a far sì che marcatori geodetici megalitici e luoghi di culto dei vari credi, dettati da un universale sentimento del sacro che è insito in tutti gli esseri umani, possano coesistere, senza doverli condannare ad una inclemente damnatio memoriae.

L’intera Puglia, come solo poche altre regioni d’Italia, conserva quelle vestigia megalitiche che testimoniano del rispetto che si deve alle testimonianze di un passato culturale che ci appartiene per essere stato creato, a fini di conoscenza e di salvaguardia del territorio, da esseri della medesima umanità di Sapiens-sapiens cui noi ancora possiamo dire di appartenere.

Facoltà metacognitive dell’intelletto

RAPPORTO ARTE-SCIENZA

1988 – Marisa Grande  «FACOLTA' DELL'INTELLETTO» olio su tela di cm 145x270, con intorno le simulazioni Ligo delle onde gravitazionali osservate nel 2016

FACOLTA’ DELL’INTELLETTO -1988 –

Intelletto, riflesso delle divina “Intelligenza”,

fattore equilibrante nel conflitto  “possibilità-necessità”, variabile certa nella varietà delle incertezze,

sviluppa,

 nella crescita esponenziale delle sue facoltà,

il flessibile processo evolutivo 

dalla “coscienza” alla “ scienza”, alla “spiritualità”:

armonica regolarità nell’universale “equilibrio caotico”.

Ma non facile il processo evolutivo verso la “conoscenza”, tormentato il travaglio esistenziale, pulsante, vibrante la mobilità della materia, sotto l’influsso delle forze magnetiche.

Pregnante di intensa vitalità, dirompente entro le tese membrane cellulari, l’uomo sviluppa forze interiori turbolente, travagli d’impulsi incrociati, aperture di varchi articolati, sofferti passaggi obbligati, correnti di rapidi flussi, guizzi di luce taglienti, sprazzi di verità rivelate, cristallini viluppi avvolgenti, parziali rivelazioni velate,

umane “incerte” certezze.

●(Marisa Grande 1988)

tratto dal video di MARISA GRANDE – L’IDEA DI COSMO X LAICA 30 NOV. 2018 – VERSIONE CON OPERE 27 11 2018. pdf

vedi pdf in data 8 gennaio 2019

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Arte e scienza

Questa sera cercheremo di far dialogare l’arte e la scienza, nel tentativo di ricomporre quella frattura tra cultura umanistica e cultura scientifica che negli anni ’60 fu denunciata dallo scrittore e fisico inglese Snow, il quale sostenne con forza la necessità di recuperare questa scissione. Si trattò di una provocazione alla quale risposero molti intellettuali e studiosi, tra i quali Primo Levi secondo il quale scienza e arte erano sì manifestazioni diverse ma profondamente compenetrate. Snow aprì un dibattito che non si è ancora chiuso così come quella rottura tra mondo scientifico e mondo culturale e artistico che oggi non è ancora completamente sanata.

L’arte viene vista come un prodotto dell’irrazionalità, dell’istinto, dell’emotività e dell’intuito (ed in questo ci sono tante concezioni frutto del romanticismo), e la scienza il prodotto di un perfetto razionalismo.

Una vera cesura tra arte e scienza è avvenuta solo in epoca moderna, a partire dalla rivoluzione scientifica del ‘600. Separazione che è poi diventata più netta con il positivismo ottocentesco e con le concezioni romantiche. Infatti, prima dell’epoca moderna questi due mondi non erano per nulla separati, tutt’altro. Durante il Rinascimento artisti come Leonardo celebravano la coincidenza massima tra arte e scienza. (Tanti artisti come Leon Battista Alberti, Piero della Francesca erano anche matematici). Ma nemmeno in epoca classica esisteva una vera e propria contrapposizione tra sapere scientifico e dimensione artistico creativa; basti pensare al termine greco techne, equivalente del latino ars, che significa arte ma anche tecnica. Ippocrate definisce la medicina una techne, cioè un mix di arte e tecnica.

Quindi due mondi interscambiabili: la Poetica di Aristotele è un altro esempio (poesia soggetta a precise regole) insieme a Pitagora secondo cui il mondo della natura, della matematica e della musica sono intimamente interconnessi.

(Aspetti artistici di formule matematiche, rapporti tra matematica, simmetria e proporzione, ideale estetico ma anche nozione matematica).

Per quanto riguarda la creatività, tra scienziati e artisti vi sono molti punti in comune soprattutto il carattere intuitivo e quello analitico.

Questi due mondi dialogheranno questa sera, grazie ai nostri illustri ospiti. Il prof. STRAFELLA, ordinario di Fisica, già direttore del dipartimento di Fisica, sino al 2012 vicepreside della Facoltà di Scienze, autore di numerose pubblicazioni scientifiche, ha tenuto corsi sia nell’ambito dell’Astrofisica che della Fisica generale.

Il prof. AUGIERI insegna Critica Letteraria e Letterature Comparate presso l’Università del Salento. Si occupa di teoria e critica letteraria, semiologia, retorica e filosofia del linguaggio. E’ direttore responsabile della rivista Simbolon. Fa parte del comitato direttivo della rivista Ermeneutica Letteraria. Autore di numerose pubblicazioni

Prof. GRANDE, già insegnante di disegno e storia dell’arte, artista, attiva nel panorama artistico a partire dagli anni ’70 con la partecipazione ad importanti rassegne, ultima expo Roma di quest’anno. Ha collaborato con la casa orafa Uno a erre come ideatrice di gioielli e, dal ‘90 leader del movimento Synergetic art, nato per far interagire molteplici settori culturali, scrive su riviste di settore ed ha pubblicato con Besa la trilogia “Dai simboli universali alla scrittura”, “L’orizzonte culturale del megalitismo”, “La precaria armonia del cosmo”, ha ottenuto numerosi riconoscimenti.

Il focus di oggi è sulle onde gravitazionali, la cui esistenza è stata ipotizzata cento anni prima della verifica sperimentale che ne ha convalidato la scoperta nel 2016.

Nell’ambito della serata la Prof. Grande tratterà l’aspetto visivo del rapporto scienza- arte.

Monica Conforti

 

Marisa Grande: “NUCLEO GALATTICO” 2008

olio su tela con intorno le simulazioni Ligo delle onde gravitazionali osservate nel 2016

(collezione privata)

COINVOLGENTE AFFLATO UNIVERSALE -2020

Autore: Marisa Grande

Anno: 2020Tecnica:olio su telaDimensioni: cm 125×150

COINVOLGENTE AFFLATO UNIVERSALE

Riverberi di luce,

– dal profondo, amoroso intreccio  nodale dai cuori-emanato,

–  in turbinoso, vorticante moto,

stringono a sè tutte le anime,

coinvolgendole in uno stringente,

misterioso, palpitante, unico, solidale afflato.

UNIVERSALITA’ DELL’ESSERE

Sin dal principio,

quando ancora lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque dell’abisso,

– prima della creazione del cielo e della terra,

del firmamento e del fiat lux che avrebbe acceso i luminari

preposti a scandire giorni, anni e stagioni

per dare vita alle sementi sparse sulla terra separata dalle acque e

a tutte le specie animali che abitano entrambi gli habitat;

– prima della creazione della sequenza ordinata del tutto,

nell’amalgama della potenziale formazione dell’ordinato universo,

nella mente di Dio era già presente l’idea dell’umana creazione

poiché non dal nulla, ma dalla stessa immagine di Sè-Creatore,

principio del tutto ordinato e regolare,

prendeva la di lei forma di umana creatura,

resa da Lui a dimensione universale,

alitando su di essa il suo supremo afflato vitale.

POTENZIALITA’ DELL’ESSERE

Sin dal principio,

– quando ancora lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque dell’abisso,

– quando ancora il firmamento non separava le acque superiori dalle acque inferiori,

– quando i luminari non splendevano nel cielo separato dalla terra,

– quando l’asciutto non era ancora separato dalle acque dei mari e degli oceani,

nell’amalgama dell’inflazionato tutto,

nel principio energetico vorticante di forme ancora informi,

nella matrice di ogni cosa da Dio ideata e voluta,

in nuce in un universo, in un fiat dall’infinitamente compressa Singolarità propagato,

l’energia della potenziale matrice dell’umana creatura

  • riverberava già della luce dal divino fiat lux creata
  • palpitava già del battito vitale dal divino soffio sulla sua anima alitato
  • intrecciava già nel vorticante moto nodi energetici di solidale afflato
  • coinvolgeva in uno stringente, misterioso, turbinoso e palpitante moto

il tutto informe, dal divino creatore, in sequenza ordinata,

poi nell’universo, alfin compiùto, in bellezza propagato.

Marisa Grande

Movimento culturale Synergeti-art

https://synergeticart.wordpress.com

marisagrandegmail.com

“Catastrofi” naturali: “previsione” e gestione Obblighi deontologici e buon senso

Leggete prima il libro scritto da Madre Natura e dopo i libri scritti dagli uomini“ (Leonardo).

Questa la citazione ispiratrice, inserita nell’articolo pubblicato su:

New Concepts in Global Tectonics, vol 6, no. 3,
pag. 327- 346, 26 Novembre 2018]

[NB – quest’articolo era stato inviato alla rivista
poche ore prima del crollo del ponte Morandi a Genova]

“Catastrofi” naturali: “previsione” e gestione Obblighi deontologici e buon senso
Autori: Giovanni P. Gregori: gregori.giovanni@idasc.cnr.it
Bruce Leybourne (IASCC):www.iascc.org
Louis A. G. Hissink, (IEVPC): louis.hissink@bigpond.com
IDASC – Istituto di Acustica e Sensoristica O. M. Corbino (CNR), Roma
(ora confluito in INSEAN of CNR)
[e-mail: gregori.giovanni@fastwebnet.it]
IEVPC – International Earthquake and Volcano Prediction Center
[http://ievpc.org/index.html]
ISSO – International Seismic Safety Organization, Rome, Italy
IASCC – Institute for Advanced Studies in Climate Change, Aurora, CO 80014
ICES – International Center for Earth’s Sciences

Parole chiave: “catastrofi” naturali - “previsione”, diagnosi e prevenzione – obblighi deontologici e responsabilità penale - legislatori - decision makers - mass media - “untori”
Riassunto – Si fa un breve riepilogo dello stato dell’arte. Legislatori e decision makers dovrebbero essere consci delle capacità oggettive della scienza odierna nel fronteggiare efficacemente la sfida di numerose catastrofi naturali. Il comune buon senso, e gli obblighi deontologici, dovrebbero essere il principio ispiratore dell’azione e del ruolo di ognuno.
Una grande responsabilità è condivisa da tutte le componenti della società. Di per sé la scienza può riuscire a fornire soltanto un aiuto limitato. Al contrario, il senso comune ed opportune azioni operative di legislatori, decision makers, e mass media svolgono tutte assieme un ruolo decisivo.
2 La falsa informazione – o per ignoranza, or per convenienza, o per interessi economici, o per carriera, o per potere etc. – è un aspetto molto frequente nella società odierna.
Qui non si vuole accusare alcuno. L’accusa è piuttosto contro una falsa cultura che viene convenzionalmente condivisa dai sedicenti benpensanti. Nessuno può conclamare che – a differenza di altri – lui sta facendo tutto ciò che è di pertinenza della sua responsabilità. In verità, ogni volta
che vi è una vittima di una catastrofe naturale, ognuno di noi dovrebbe sentirsi corresponsabile dell’evento.
Oggi esistono numerose - gravi ed inaccettabili - lacune nella comunicazione fra comunità scientifica, mass media, legislatori, e decision makers. In toto si ha così uno stato dell’arte che è eticamente colpevole per numerose vittime. Ovvero si configura ciò che, secondo la legge, dovrebbe essere perseguito come omicidio colposo.
É dunque urgente fare un grande sforzo per venire a capo di questa situazione. Questo obbligo deontologico deve essere condiviso da tutti, sia scienziati, sia legislatori, sia decision maker, sia operatori di mass media.

Argomenti trattati:

1 – Incendi spontanei.

2 – Frane e massicciate.

3 – Alluvioni e esondazioni

4 – Turbini div vento, bombe d’acqua (“flash-floods”), tornado, uragani.

5 – Eruzioni vulcaniche.

6 – Terremoti.

7 – Fenomeni su scala planetaria (ENSO, GOS, etc.).

7 – Fenomeni su scala planetaria (ENSO, GOS, etc.).

10 novembre: Giornata mondiale della Scienza per la pace e lo sviluppo

Istituita dall’UNESCO nel 2001, la Giornata mondiale della Scienza per la Pace e lo Sviluppo è celebrata ogni anno il 10 novembre.

La manifestazione vuole sottolineare il contributo che la Scienza offre nel promuovere uno sviluppo sostenibile e rafforzare le basi per una pace duratura.

  • Due placche d’oro della rinnovata Comunità Europea conferite a Marisa Grande dalla Fondazione fra Poeti, Scrittori, Pittori e Giornalisti per la Pace nel mondo:
  • 1991: per la Professionalità pittorica
  • 2 maggio 1992: per le Libere Scienze

Val la pena oggi ricordare i principi che nel 1992 ispiravano l’Unione Europea

Nel 1992, finita la guerra fredda, si erano poste le basi per la democrazia

All’inizio degli anni ‘90, la guerra fredda poteva dirsi definitivamente conclusa: il muro di Berlino era caduto (1989), la Germania era riunificata (1990), l’Unione Sovietica era definitivamente tracollata nel 1991, e di conseguenza i paesi del blocco sovietico si stavano aprendo alla democrazia.      

Il Trattato di Maastricht, firmato dai 12 paesi membri nel febbraio del 1992,

fissa le regole necessarie per l’ingresso dei nuovi stati. Dopo cambiamenti così radicali nell’assetto politico europeo, i paesi della Comunità Economica Europea sentirono il bisogno di cambiare l’assetto del continente: con il trattato di Maastricht, firmato dai rappresentanti dei paesi (ormai 12), nel febbraio del 1992, venne formalmente istituita l’Unione Europea (UE).

Il nuovo trattato, in vigore dal 1º novembre del 1993, fu una tappa fondamentale nel percorso di integrazione dell’Europa, perché poneva le basi per una cooperazione più completa in settori come la politica estera e la sicurezza interna, ma soprattutto conteneva le regole della futura Unione Europea (UE).  

Storia dell’Integrazione europea

Il Trattato di Maastricht adotta il principio della sussidiarietà

L’Unione Europea avrebbe assorbito le precedenti comunità europee (CEE, CECA e CEEA), stabilendo tra gli stati membri

una politica estera comune, politiche per la sicurezza collettiva, e cooperazione in materia giudiziaria, penale e di polizia.

Il trattato adottava inoltre il principio della sussidiarietà come base per stabilire le competenze degli Stati membri e dell’Unione Europea.

Il Parlamento europeo venne rafforzato, e vennero poste le basi per l’Unione economica e monetaria (UEM): entro il 1999 l’Europa avrebbe avuto una moneta unica (l’Euro) ed una Banca centrale europea (la BCE).

Per poter adottare l’Euro, ogni stato doveva raggiungere determinati parametri economici.  

(Tratto da Goglee: “Comunità Europea -storia e paesi membri”
a cura di Edoardo Angione)

CORRELAZIONE TRA TERREMOTI NEL MONDO

SECONDO LA TEORIA DI MARISA GRANDE:

  • A) DELLE CELLE GEOMAGNETICHE E GEOMORFOLOGICHE”
  • B)DEI “VETTORI SISMICI PERPENDICOLARI FORMANTI TRIANGOLI RETTANGOLI GEODETICI

COMPARAZIONE TRA I METODI CHE DIMOSTRANO LA CORRELAZIONE TRA I TERREMOTI

VIII PARTE DELL’ARTICOLO PUBBLICATO SU CORRIERE SALENTINO

Alla scoperta del Salento: suddivisione in celle geomagnetiche e geomorfologiche (VIII parte)

di Marisa Grande 8 Novembre 2020

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LA REGOLARITA’ GEOMETRICA BIDIMENSIONALE DELLA GRIGLIA ELETTROMAGNETICA PLANETARIA

La griglia elettromagnetica che avvolge la Terra è basata sulle linee di flusso, sotterranee e aeree, descritte dal campo magnetico planetario, interagenti con i flussi provenienti dal campo magnetico del Sole.

Il modello geometrico bidimensionale che conferisce regolarità alla griglia elettromagnetica della Terra corrisponde a un sistema modulare, composto da una circonferenza di base divisa in sei settori circolari dall’esagono regolare inscritto in essa. Tale modulo si può ridurre proporzionalmente verso il suo centro e si può anche replicare alle diverse scale dimensionali delle carte geografiche, dalla minima alla massima, senza che la sua intrinseca regolarità possa subire modifiche che ne alterino la forma.

L’insieme di moduli-base, composti da circonferenze proporzionali concentriche e da relativi esagoni interni ed esterni a esse, costituisce un sistema complesso di celle geomagnetiche e geomorfologiche a scala mondiale, nel quale è possibile ravvisare anche rapporti proporzionali e progressivi tra le figure geometriche, come nel modello derivato da una funzione matematica denominato “frattale di Mandelbrot”.

Tale sorprendente regolarità modulare e frattale della superficie terrestre è ben visibile sul piano bidimensionale delle carte geografiche, è invece indistinguibile su un territorio caratterizzato da quella naturale ‘caotica irregolarità’ che lo rende “unico e irripetibile’ ai nostri occhi.

Per poter conferire a quel territorio la regolarità descritta dal modello geometrico è necessario, pertanto, trasformare la matrice bidimensionale della carta geografica nella forma tridimensionale geodetica, applicando il processo inverso a quello necessario per la trasposizione della forma reale alla forma delle carte geografiche bidimensionali, che noi siamo abituati a riconoscere come trasposizioni corrette e, quindi, veritiere.

L’invariata regolarità delle figure nei due modelli geometrici -bidimensionale e tridimensionale- e la inalterata corrispondenza in entrambi della proprietà topologiche di un territorio sono dovute al fatto che la griglia elettromagnetica descritta con figure geometriche regolari corrisponde alla struttura portante della forma che assume la superficie terrestre in risposta ad una vibrazione ad ‘armonica sei’, che un ritmico impulso elettromagnetico naturale imprime in contemporanea e da sempre all’intero globo terrestre.

L’energia che determina tale armonica proviene dal centro della Terra, ossia è generata dall’elettromagnetismo emesso dai minerali fusi dello strato esterno e incandescente del nucleo che si interfaccia con la base del mantello terrestre. Tale spinta dall’interno verso l’esterno viene irradiata contemporaneamente verso tutti i punti della superficie della Terra, ma è veicolata solo dai minerali ad alta conducibilità elettrica aggregati tra loro in raggi magnetici anamorfici. Questi, passando attraverso il mantello e l’astenosfera, conducono l’impulso elettromagnetico direttamente ai centri delle celle modulari, corrispondenti ai nodi della griglia elettromagnetica che avvolge la superficie sferica del pianeta.

L’attività elettromagnetica del nucleo, ritmicamente sollecitata dal dipolo dell’asse magnetico terrestre obliquo, che fa ondeggiare e vibrare la Terra, contribuisce così a determinare l’organizzazione geologica dell’intera litosfera, secondo l’armonica sei dell’impulso elettromagnetico, che conferisce forma esagonale all’area interna di ogni cella geomagnetica circolare.

Ad una scala dimensionale maggiore, tale ‘armonica sei’ sembra corrispondere alla ‘firma’ che il campo magnetico del Sole imprime a tutti i pianeti del suo Sistema. La conseguente configurazione esagonale corrisponde alla forma che manifestano solo i pianeti come la Terra e come Saturno che possiedono ancora un campo magnetico proprio.

È come se si trattasse della loro ‘risposta di conferma’ dell’esistenza di quel rapporto sincronico –gravitazionale ed elettromagnetico- che intercorre tra essi e il Sole, necessario all’equilibrio (pur sempre precario) dell’intero Sistema planetario.

LA REGOLARITA’ GEOMETRICA TRIDIMENSIONALE DELLA GRIGLIA ELETTROMAGNETICA PLANETARIA

Le rocce che contribuiscono a determinare la morfologia della superficie della Terra rispondono all’input elettromagnetico diffuso dal suo nucleo con le reazioni chimico-fisiche dettate dalla loro implicita natura e si polarizzano secondo le loro specifiche proprietà magnetiche.

I minerali a buona conduzione elettrica, aggregandosi tra loro e accumulandosi al centro, con la loro forte e duratura coesione, conferiscono stabilità al sistema centrico della cella, mentre i materiali a bassa conducibilità risultano frammentati in composti separati, che si dispongono in ordine sparso dai centri verso le periferie. Se non amalgamati da composti magmatici e semifluidi, questi minerali non risultano coesi e, sotto l’influsso della vibrazione elettromagnetica, contribuiscono con la loro disgregazione a perpetuare i cicli di dissoluzione e di rinnovamento ciclico della litosfera planetaria.

La vibrazione elettromagnetica determina la morfologia dell’intera superficie terrestre a seguito della sollecitazione esercitata sui minerali di diversa natura presenti in profondità e in superficie rispetto ai centri di ogni “cella geomagnetica” della litosfera planetaria. Il paesaggio di ogni territorio varia, così, in relazione alle differenti reazioni chimico-fisiche dei minerali che compongono la corrispondente “cella geomagnetica e geomorfologica”.

Le modificazioni della superficie terrestre, essendo dipendenti dalle variabili proprietà dei minerali che la compongono, possono avvenire tanto nei tempi molto lunghi delle ere geologiche, quanto nel tempo brevissimo di una manifestazione improvvisa, come un terremoto o come un altro tipo di calamità naturale che ha il potere di sconvolgerne rapidamente l’assetto territoriale, che è solo apparentemente stabile.

LA REGOLARITA’ GEOMETRICA DELLA GRIGLIA ELETTROMAGNETICA DEL SALENTO

Il medesimo modello a celle geomagnetiche configurate dalla naturale vibrazione ad armonica sei che pervade l’intero pianeta, è applicato al Salento nella scala più ridotta del sistema modulare planetario, poiché le celle geomagnetiche salentine hanno i loro centri su alture naturalmente disposte a breve distanza l’una dall’altra.

La vicinanza tra i centri delle celle del Salento ha reso possibile una reciproca corrispondenza visiva e anche un antico sistema di comunicazione tra alture disposte a distanza breve e regolare tra loro.

Per questo, a volte, su quei centri si possono trovare, oltre che cumuli di pietre, ruderi di antichi fortilizi eretti nelle varie epoche (messapiche, bizantine, medievali…) destinati a comunicare tra loro applicando un codice reso visibile con l’accensione di appositi fuochi.

Tale metodo sembra essere stato applicato per la comunicazione a distanza all’interno del sistema difensivo composto dalle molteplici torri e masserie fortificate costruite in pianura sin dall’epoca normanna, anche in sostituzione di altre costruzioni più antiche.

La dimostrazione che per determinare l’ubicazione di tali costruzioni i loro ideatori seguivano l’antica organizzazione geodetica consiste nel fatto che spesso esistono ancora, associati ad esse, gli antichi segnacoli geodetici apposti millenni prima dai costruttori di megaliti.

IL CARSISMO SALENTINO E LA REGOLARITA’ GEOMETRICA DELLA GEODESIA MEGALITICA

I territori come il Salento favoriscono lo svolgersi della dinamica geologica di dissoluzione e di rinnovamento ciclico della litosfera planetaria per mezzo del carsismo, attivato dallo scorrimento delle acque dei fiumi ipogei, che vanno a intaccare e a dissolvere la componente solubile delle rocce calcaree, creando cavità sotterranee, che sotto l’azione della naturale vibrazione tellurica sono soggette nel tempo geologico a implodere e a disgregarsi.

Non avendo potuto, i primi organizzatori del sistema geodetico megalitico, disporre delle conoscenze e degli strumenti di verifica di cui disponiamo attualmente, possiamo dedurre che essi, nel comporre il loro sistema di distribuzione geodetica “a tela di ragno” all’interno di celle geomagnetiche e geomorfologiche circolari ed esagonali, avessero  seguito, oltre che la loro predisposizione a percepire le vibrazioni elettromagnetiche della Terra, anche la disposizione naturale del territorio, così da poter cogliere dalla stessa morfologia del paesaggio carsico il suggerimento su dove apporre i loro marcatori geodetici, aventi anche funzione di stabilizzatori dei flussi della griglia elettromagnetica.

(Continua)

Per approfondimenti sulla morfologia, simbologia e funzione delle ‘celle geomagnetiche, geomorfologiche e geodetiche’:

Marisa Grande “L’orizzonte culturale del megalitismo” Besa Editrice, Nardò 2008;

Marisa Grande “Dai simboli universali alla scrittura” Besa Editrice, Nardò 2010;

Marisa Grande “La precaria armonia del cosmo” Besa Editrice, Nardò 2012;

Marisa Grande, “L’antica organizzazione geodetica del Salento”, in “archivio” 2008-2009 della rivista Anxa

Marisa Grande, “In armonia con la frequenza armonica della Terra”, EBOOK di Scienza e Conoscenza –N.34, novembre 2010

Altri articoli in Archivio di:

https://synergeticart.wordpress.com

http://www.anxa.it

Lettura della morfologia del territorio secondo le celle geomagnetiche

Alla scoperta del Salento: carsificazione nelle celle geomagnetiche (VII parte)

di Marisa Grande1 Novembre 2020https://Facebook Twitter

LA CELLA GEOMORFOLOGICA DI MONTE VERGINE

Le onde di flusso del campo magnetico terrestre, emesse in stato caotico (onde elettromagnetiche non-coerenti) dai centri delle celle, incidono sulla morfologia del territorio, poiché la loro attività vibrazionale influisce sulla stabilità fisico-chimica della struttura delle rocce che lo compongono.

Le due alture di Monte Vergine e di Sant’Eleuterio sono collegate da un vettore di 24 chilometri, così che l’area circolare di diretto influsso morfologico di ognuna delle due celle geomagnetiche adiacenti risulta circoscritta da una circonferenza avente il raggio di 12 chilometri. Su circonferenze più ampie l’attività vibrazionale di entrambe le celle interagisce, generando fenomeni potenziati di carsismo, poiché incidenti su materiali meno coesi, più facilmente disgreganti, ‘gerarchicamente’ relegati nelle aree periferiche, rispetto a quelli di più elevate proprietà magnetiche, aggregati e coesi naturalmente intorno ai due centri.

Le incessanti, naturali, vibrazioni ad ‘armonica sei’ della griglia elettromagnetica della Terra, agendo in profondità, contribuiscono al prolungamento delle faglie già esistenti sui luoghi dove rocce non carsificabili di diversa natura vengono in contatto senza potersi fondere. Nelle rocce calcaree carsificabili, già forate per la reazione chimico-fisica dei loro minerali carbonatici con le acque ipogee, si determina invece l’implosione delle volte delle cavità sotterranee.

In superficie quei fenomeni implosivi si manifestano in forma di profondi inghiottitoi, detti localmente ‘vore’ e noti nel mondo come ‘sinkholes’. Nel Salento i fenomeni di carsismo dovute alla sinkhole activity si verificano maggiormente nell’entroterra, nelle aree periferiche di più celle geomagnetiche che interagiscono tra loro nel modificare la morfologia del territorio. Il fenomeno carsico degli ‘inghiottitoi’ è intensificato soprattutto dove è potenziata l’azione elettromagnetica di due o più celle continentali tra loro interagenti.

Lungo le fasce costiere della penisola si registrano i fenomeni di dissesto idrogeologico, dovuto all’azione combinata tra l’attività vibrazionale emessa dai centri delle celle geomagnetiche continentali e quella emessa dai centri delle celle dei fondali marini. Tale attività elettromagnetica di tipo distruttivo è resa ancor più intensa dall’azione erosiva del moto ondoso del mare e da quella dei venti, componenti energetiche che vanno ad incrementare notevolmente anche il fenomeno rilevante dei crolli delle grotte costiere e delle falesie, insieme alla scomparsa di tratti di litorale, tutti aspetti del rilevante fenomeno noto come ‘erosione costiera’.

IL FENOMENO CARSICO DEGLI INGHIOTTITOI NELLA CELLA DI MONTE VERGINE

Nel territorio che circonda la cella di Monte Vergine si può rilevare la presenza di inghiottitoi seguendo l’andamento delle circonferenze concentriche che si espandono a macchia d’olio dal suo centro geomagnetico-geomorfologico-geodetico.

Sulla circonferenza più vicina al centro si trova l’Inghiottitoio Madonna del Monte di PALMARIGGI, la località a cui appartiene la stessa altura di Monte Vergine. In allontanamento progressivo, in area interessata dal fenomeno di subsidenza, che si pone all’origine della sinkhole activity, si trova BAGNOLO DEL SALENTO.  Più a Sud vi è il comune di GIUGGIANELLO, dove vi sono le Vore: Ore – Masso della Vecchia 1 – Masso della Vecchia 2. Procedendo verso Sud-est si trovano le località di: MINERVINO DI LECCE, con la Vora di Minervino e UGGIANO LA CHIESA con Vora Marciane. In sequenza, nel senso antiorario, si trovano ad Ovest: MELPIGNANO con Vora di Torre Mozza e MAGLIE, con inghiottitoi carsici aperti nell’area depressa al piede della Dorsale Maglie–Castiglione d’Otranto, quali: Inghiottitoio Li Pigni – Inghiottitoio Varre – Inghiottitoio Capece – Vora Macello.

Di seguito si trovano: MARTANO, a N-W, con Vora della Serra del Foderà, mentre sul versante opposto verso S-E troviamo CERFIGNANO (frazione di Santa Cesarea) con la Vora di Cerfignano.

In prossimità del punto di tangenza tra le aree periferiche delle due celle di Monte Vergine e di Monte Sant’Eleuterio si colloca il comune di SCORRANO, in un territorio compreso tra le unità tettoniche della Dorsale Maglie-Castiglione d’Otranto, composta da Calcareniti del Miocene, risalenti a 26 – 5,2 milioni di anni fa e l’area pianeggiante, composta da Calcareniti del Pliocene risalenti a 5,2 – 3,1 milioni di anni fa. Il territorio è pertanto interessato dalle contrastanti forze di espansione impresse dall’elettromagnetismo irradiato dai centri geomagnetici delle due celle adiacenti, per cui risulta caratterizzato in profondità da una linea di faglia di contatto e in superficie da un numero rilevante di vore.

Le vore di SCORRANO sono: Genio Civile o del Quercio o di Scorrano – Inghiottitoio Casale Mellone – Dolina di crollo Casale Mellone – Vora Castagna – Aviso Castagna – Vora di Scorrano 2 – Vora di Scorrano 3 – Vora Masseria Sant’Elia – Vora Paradiso. Sulla circonferenza periferica della cella di Monte Vergine, oltre a Scorrano, si trovano nel senso orario le località di CORIGLIANO D’OTRANTO, con Vora Appidè – Aviso Vecchia Peschiulli – Inghiottitoio Safari; di MARTANO e di BORGAGNE in prossimità della costa adriatica.  In mare la medesima circonferenza costeggia la PALASCIA e poi rientra sulla terraferma nei pressi di CASTRO, nel tratto dove si aprono molte grotte costiere, di cui le più spettacolari e famose sono la Zinzulusa e la Romanelli. Proseguendo nell’entroterra, la circonferenza passa nei pressi di VITIGLIANO (frazione di SANTA CESAREA), dove vi è la Vora di Vitigliano e ORTELLE, per poi chiudersi su SCORRANO.

In allontanamento dall’area di esclusiva pertinenza della cella di Monte Vergine, dove l’attività vibrazionale di quel centro geomagnetico interagisce con altre sei celle limitrofe, si trovano le località che risentono maggiormente dell’azione elettromagnetica delle celle che si intersecano sul territorio. Nell’area d’interazione con la cella di Monte Sant’Eleuterio vi sono le località di NOCIGLIA, a S-W, con Pozzo assorbente Masseria Carcere – Vora Piccola o Del Noce e di SURANO, a S-SW, con – Inghiottitoio Fontanelle e Leptospira.

Per Surano e per Nociglia passa una lunga linea di faglia che si sviluppa lungo la dorsale Maglie-Castiglione d’Otranto estesa da Corigliano fino a Marina d’Andrano, ossia attraversa le aree periferiche delle due celle esaminate. Entrambe le località, NOCIGLIA e SURANO, ricadono in quell’area a “spicchio” comune alle due celle, dove si intensificano gli effetti distruttivi dell’energia di entrambe.

Proprio nell’area carsica di Leptospiria, compresa tra Nociglia e Surano, l’ultima vora, detta ‘Vora Nuova’, si è aperta nel 1996. In prossimità di tale voragine, quasi a rimarcare l’utilità dei megaliti nella loro funzione di “normalizzatori del campo magnetico terrestre”, vi è un dolmen, scoperto nel 2005 dal prof. Sarcinella (Gazzetta del Mezzogiorno, 25 maggio 2005). La presenza in tale luogo non è, pertanto, da considerarsi casuale, né isolata, poiché parte integrante di un sistema megalitico equilibrante le energie del territorio carsico. La disposizione ‘a raggiera’ e ‘a cerchi concentrici’ intorno ai centri delle celle geodetiche serviva, infatti, ad imbrigliarlo in una rete di flussi elettromagnetici ‘coerenti’, ai fini di sottrarre loro la componente caotica dal potere distruttivo.

ORIENTAMENTI ASTRONOMICI NELLA CELLE GEODETICHE

La cella di Monte Vergine ha conservato molte vestigia megalitiche che testimoniano ancora oggi di quel benefico connubio instaurato precocemente dall’uomo tra la Terra e il Cielo.

Il vettore di 24 chilometri che collega i due centri delle celle di Monte Sant’Eleuterio e di Monte Vergine si sviluppa in direzione N-E/S-W, ossia verso i punti di levata sull’Adriatico del Sole al solstizio d’inverno e di tramonto sullo Ionio al solstizio d’estate. Sappiamo che i solstizi hanno assunto enorme importanza in tutti i tempi per la paura ancestrale dell’uomo di non poter vedere più risorgere il Sole.

I costruttori di megaliti intensificavano la costruzione dei loro monumenti nei settori circolari compresi tra il centro geodetico e i due vettori radiali indicanti i punti solstiziali, l’invernale e l’estivo, che delimitano la massima estensione dell’excursus apparente, giornaliero e annuale, svolto dal Sole sull’orizzonte.

Quelle antiche costruzioni, distribuite ‘a doppio ventaglio’ rispetto al centro, costituivano l’impronta megalitica geomagnetica e geodetica stabilizzante per la morfologia del territorio, poiché i loro costruttori ritenevano che rendendo coerenti le onde di flusso caotico derivato dal rapporto sincronico con il Sole, la Terra non avrebbe subito le vibrazioni parossistiche che si rivelavano distruttive per il territorio.

All’interno della cella geomagnetica, geomorfologica e geodetica di Monte Vergine vi sono molte località che conservano ancora gli antichi monumenti megalitici, mentre nell’area di pertinenza di Monte Sant’Eleuterio, molte di quelle testimonianze sono state sostituite da masserie e da luoghi di culto cristiano incorporati in esse o indipendenti da esse.

Lungo quella via (per natura astronomicamente orientata) che collega i due centri geomagnetici delle celle Sant’Eleuterio e Monte Vergine si susseguono oggi le antiche Masserie “Grande”, “Fontana” e “Luca Giovanni”. Le molte costruzioni rurali simili a quelle, sparse sul territorio salentino, conservano spesso ancora oggi i menhir, i dolmen o le piccole specchie preesistenti, assumendo così loro stesse il compito di ‘marcatori astronomicamente orientati’, secondo l’organizzazione geodetica impressa millenni prima sul territorio dai costruttori di megaliti.

A testimonianza che nel DNA delle genti (salentine e non solo) vi sia il concetto che i luoghi elevati rappresentano il motore statico locale, posto in diretta correlazione energetica con il motore statico planetario rappresentato dall’asse magnetico terrestre, dal quale dipende l’attività vibrazionale dell’intero pianeta avvolto nel sistema modulare della sua griglia elettromagnetica, nel tempo sono state apposte sulle loro sommità delle croci cristiane, in continuazione con un atto di religiosità appartenente al “sentimento del sacro universale”, che si è manifestato in più modi nel tempo millenario dell’umanità. A protezione di quei luoghi dei territori carsici, dove si aprono le temute voragini, che secondo credenze popolari corrispondevano a ‘porte aperte sull’inferno’ e dove le vibrazioni percepite venivano attribuite alla presenza dei demoni che lo abitavano, oggi, come anche per più note sommità montuose di altre parti del mondo, anche sull’altura di Monte Vergine, a protezione di un territorio che spazia per 360°, si erge sul punto di maggiore concentrazione energetica la moderna statua di Cristo Redentore. Si giunge sul luogo cristiano seguendo la contrada dedicata alla via crucis, che parte dal Santuario mariano di Monte Vergine, ossia percorrendo la “via della redenzione e della salvezza dell’umanità” indicata da “Maria odigitria”, la stessa Maria, Vergine-Madre di Cristo cui è dedicato il Santuario locale.

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Per approfondimenti sulla morfologia, simbologia e funzione delle ‘celle geomagnetiche, geomorfologiche e geodetiche’:

Marisa Grande “L’orizzonte culturale del megalitismo” Besa Editrice, Nardò 2008;

Marisa Grande “Dai simboli universali alla scrittura” Besa Editrice, Nardò 2010;

Marisa Grande “La precaria armonia del cosmo” Besa Editrice, Nardò 2012;

Marisa Grande, “L’antica organizzazione geodetica del Salento”, in “archivio” 2008-2009 della rivista Anxa

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