Analisi opere d’arte

(pubblicato in Anxa rivista – Prima pagina)

DAL CAOS APPARENTE ALL’ORDINE FISICO, GEOMETRICO, MATEMATICO DELLA DINAMICA SISMOTETTONICA

LA DINAMICA CHE REGOLA LA MANIFESTAZIONE DEI TERREMOTI DERIVA DALLA VIBRAZIONE AD “ARMONICA SEI” DEGLI IMPULSI ELETTROMAGNETICI IRRADIATI DAI CENTRI DI CELLE GEOMAGNETICHE E GEOMORFOLOGICHE.

8 settembre 2021: terremoto M 7.0 ad Acapulco – Messico

per l’interazione tra le forze in atto nello scenario sismotettonico della costa americana che si affaccia sul Pacifico orientale, vedi la mappa seguente inserita in questo blog il 10 marzo 2014:


MODELLO CHE DESCRIVE I RAPPORTI D’INTERAZIONE TRA TERREMOTI DELL’AMERICA CENTRALE
– Il modello fu elaborato per l’articolo di Marisa Grande “L’interazione tra grandi sismi”, pubblicato sul N. 31 della rivista Scienza e Conoscenza di gennaio/marzo 2010. Descrive la dinamica di circolazione dell’energia sismica che nel Gennaio 2010 coinvolse l’area della California con un terremoto di M. 6.5 in Eureka del 10 gennaio 2010 e il disastroso terremoto di M. 7.0 in Haiti del 13 gennaio 2010.
– Applicato allo scenario sismico di Marzo 2014 conferma le correlazioni tra i terremoti della California e quelli del Golfo del Messico e del Mare Caraibico.
N.B: rendendo coerente il flusso di elettromagnetismo irradiato in stato caotico dai centri geomagnetici si potrebbe mitigare l’azione distruttiva provocata dai terremoti nelle aree periferiche delle celle geomorfologiche (Marisa Grande).


VEDI ANCHE LE PUBBLICAZIONI NEL BLOG RELATIVE ALLE SEGUENTI DATE:

28 dicembre 2016

27 gennaio 2017

9-10 settembre 2017

5 luglio 2018

7 luglio 2019

Origini del tarantismo

ASPETTI SOCIO-CULTURALI DEL TARANTISMO – tra storia, tradizione e mito – prima parte

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a cura della dott.ssa Marisa Grande

ASPETTI SOCIO-CULTURALI DEL TARANTISMO – tra storia, tradizione e mito – prima parte

a cura della dott.ssa Marisa Grande
IL TARANTISMO

parte prima, seconda, terza

– inquadramento storico del fenomeno –
– limite temporale: Alto Medioevo –

INTERESSE DEGLI STUDIOSI:
Il tarantismo è stato esaminato sotto molteplici aspetti, avendo interessato medici, etnologi, antropologi, musicologi, sociologi … I documenti scritti che sostengono la manifestazione del fenomeno nelle varie epoche risalgono al medioevo. Pur nella maggior parte concordi sull’idea che la sua origine potrebbe essere più remota, gli studiosi non sono supportati da una soddisfacente documentazione a sostegno della retrodatazione dell’origine del fenomeno.

Caratteristiche del fenomeno
La carenza di documenti scritti che dimostrino l’esistenza del fenomeno in tempi precedenti all’età medioevale preclude agli storici la possibilità di estendere la ricerca negli ambiti delle culture “a trasmissione orale”, sistema di comunicazione prevalente nelle società agricolo-pastorali cui apparteneva e appartiene ancora il Salento. Pur presentando il tarantismo una comunicazione gestuale, prevalente nelle comunità primitive, e una ritualità pagana, per l’orientamento della storiografia corrente non è dato ricercare, né valutare altri elementi se non i documenti scritti. La letteratura occidentale riguardante la conoscenza dei veleni (trattato “de venenis” di Petrus de Abano secoli XIII-XIV), con riferimento ai ragni velenosi, agli scorpioni … ai serpenti, rappresenterebbe, pertanto, la più antica prova storica che pone la formazione del tarantismo in Occidente nel periodo compreso tra i secoli IX e XIV.

IL TARANTISMO: modello di “ordine simbolico”
Molti studiosi in vari ambiti del sapere avevano già analizzato i fenomeni di danzimania e del ballo terapeutico (erano già centinaia citati da Botta nel 1789) … prima che l’etnologo e storico delle religioni ERNESTO DEL MARTINO adottasse nel 1959 il metodo interdisciplinare per comprendere l’origine, le motivazioni e i significati del tarantismo rituale salentino.

MEDICINA, astrologia, religione (Petrus de Abano, F. Epifanio nel 1600, C. Botta 1789, Justus F. Karl Hecker 1832…
ANTROPOLOGIA (Levi Strauss 1949…
PSICOANALISI e PSICHIATRIA (Jervis 1961…
MUSICOLOGIA (C. Botta 1789 …
COSMOLOGIA e RELIGIONE (A. Kircher…
1959 – EQUIPE DI STUDIOSI NEL SALENTO:
ERNESTO DE MARTINO (etnologo e storico delle religioni) GIOVANNI JERVIS (psichiatra)
DIEGO CARPITELLA (etnomusicologo)
FRANCO PINNA (fotografo documentarista)

La tesi demartiniana attribuisce originalità e autonomia al rito salentino, il quale trascende la storia e la cultura dell’Occidente, essendovi stato “innestato” solo nell’alto medioevo. Inteso come “sistema di ordine simbolico”, dotato di “efficacia logica interna” è un fenomeno sociale al quale tanto la collettività, quanto l’individuo rispondono, anche inconsciamente, per un ordine insito nel simbolo originario (secondo l’Antropologia Strutturale di Levi Strauss -1949).

IL TARANTISMO: ordine simbolico trascendente la Storia della cultura occidentale
Inteso nella sua autonomia storica e culturale, per De Martino il tarantismo fu considerato come “sistema di ordine simbolico”, con un’identità propria coerente, irriducibile e non comparabile ad altri fenomeni. La logica interna al sistema, preesistente ai saperi della storia non riconosciuti dalla cultura occidentale, lo rendeva pertanto unico nei contenuti e sanciva la sua estraneità alla storia dell’Occidente. A causa dell’impossibilità di coniugare e di relazionare il fenomeno con i preesistenti saperi (pur essendo possibile trovarne la chiave di accesso nell’opera di Petrus De Abano, vissuto a Costantinopoli), dove studiò testi di cultura greca e araba, del medico naturalista aristotelico e ippocratico Galeno del II sec. d. C., del medico-filosofo arabo aristotelico Averroè e del neo-platonico Avicenna, tutti comunque interessati in vario modo al rapporto fisiologico dell’uomo con gli elementi di natura presenti nell’ordine finalizzato del cosmo) il tarantismo apparve a De Martino quale “retaggio di un preesistente simbolico” estraneo alla storia nella quale fu innestato nel medioevo. Ritenuto, perciò, fenomeno irrisolto e non-integrato nel flusso storico della cultura occidentale, il tarantismo osservato e documentato dall’equipe di De Martino nel 1959 si prestò ad essere definito “rottame di fatto” all’interno della storia e della religione cristiana dell’Occidente.

TARANTISMO: fenomeno individuale e sociale concluso.
La testimonianza della continuità del tarantismo fino agli anni Novanta del Novecento proviene da varie fonti: – attività terapeutica dei musicisti (Stifani…) – interviste alle ultime tarantate (Chiriatti…)

riproduzione pittorica di manifestazioni di tarantismo in Piazza San Pietro a Galatina (Luigi Caiuli...)
riproduzione pittorica di manifestazioni di tarantismo in Piazza San Pietro a Galatina (Luigi Caiuli…)
menade danzante – Skopas di Paro

TARANTISMO : ricerca post-demartiniana sull’origine del tarantismo
Dopo l’interpretazione restrittiva del fenomeno salentino, analizzato nell’ottica della ricerca di un’origine forzatamente occidentale,  l’attenzione degli studiosi post-demartiniani si è estesa a più ampio raggio, in considerazione della posizione geografica del Salento e della composita formazione culturale di suoi abitanti. Una rilettura recente del tarantismo (nel termine più antico: tarantolismo”) quale espressione locale delle pratiche pre – ippocratiche di guarigione applicate nel tempio greco di Asclepio trova maggior credito, accanto alle interpretazioni collaterali di rituali di tipo espiatorio praticate dalle menadi per il dio greco Dioniso e dalle baccanti per il dio latino Bacco.

TARANTISMO : Aspetti individuale e sociale
Il fenomeno si manifesta come esternazione in ambito sociale di un’alterazione psico-fisica personale. Tale operazione sollecita la condivisione, comunitaria e solidale, della sofferenza individuale. La manifestazione pubblica dell’affezione privata, che provoca sofferenza continua nell’individuo, ha scadenza annuale. La reiterazione annuale della manifestazione pubblica assume la caratteristica del rito condiviso  – Il processo della manifestazione pubblica si svolge attraverso stadi orientati verso la guarigione temporanea della malattia. Tale operazione guaritrice ha precedenti storici nella civiltà greca, secondo il processo orientato alla purificazione della materia sino al raggiungimento della catarsi.

TARANTISMO E DANZE MACABRE

TARANTISMO E DANZIMANIA
Aver cercato le radici storiche del tarantismo nell’ambito della cultura dell’Europa occidentale ha indotto gli studiosi a stabilire origini e collegamenti con le manifestazioni di danzimania, diffuse durante il medioevo in area nordica e centro europea. Il carattere della manifestazione del fenomeno della danzimania, che coinvolgeva intere masse di uomini donne e bambini, sembrava essere pandemico e derivante da una malattia coreutica di tipo epilettico (ballo di San Vito) o endemico stagionale, con riferimento al solstizio estivo (ballo di San Giovanni).

DANZIMANIA E TARANTISMO
Non mancano per dare una giustificazione al fenomeno della danzimania, dalla cui affezione coreutica (ballo di san Vito o epilessia) si è fatto anche derivare il tarantismo, le motivazioni di carattere psicologico, quali: alienazione inconscia dalle difficili condizioni di vita esistenziale e sociale (mancanza di libertà, soprusi, privazioni fisiche, carestie e pestilenze che avevano minato la vita degli abitanti dell’Europa nel medioevo) – superstizione- paura della morte e dell’inferno. Tali condizioni di diffuso disagio delle masse popolari in Europa sono documentate sino al limite del visionario dai pittori fiamminghi del 1500 HIEROMINUS BOSH e PETER BRUGHEL IL VECCHIO e descritte ancora nel 1800 dal medico berlinese Justus Friedrik Karl HECKER nel suo scritto: La Danzimania – malattia popolare nel Medioevo –

TARANTISMO E RELIGIONE CRISTIANA
I santi protettori dei “danzimaniaci” europei erano San Vito e San Giovanni, mentre il taumaturgo salentino è San Paolo, di cui le “tarantolate” si ritenevano “spose mistiche” e a cui si rivolgevano per ottenere la guarigione dal morso della “taranta”. Al santo si riconosceva la capacità di neutralizzare il veleno iniettato da tutti gli animali velenosi che strisciavano sulla terra : scorpioni, serpenti … ragni. Le tarantolate ballavano per San Paolo in stato di semi-trance fino allo stremo delle loro forze, espellendo il veleno attraverso il sudore, fino al momento in cui, mimando l’uccisione della tarantola, guarivano. La ricorrenza annuale della manifestazione del fenomeno avveniva nei giorni in cui secondo il calendario cristiano si celebra la festa del 29 giugno, dedicata ai santi apostoli Pietro e Paolo.

LUOGHI DI GUARIGIONE NATURALE
Il luogo privilegiato per la manifestazione del fenomeno del tarantismo è la Cappella di San Paolo a Galatina, che fu eretta nel 1700 dove si ritiene che abbia soggiornato l’apostolo Paolo di Tarso. Da Galatina era anche passato l’apostolo Pietro, approdato nel Salento e diretto verso Roma nell’anno 43, d. C., ossia solo dieci anni dopo la crocifissione. Sul luogo dove riposò, contrassegnato da una pietra, fu eretta la chiesa di San Pietro. Il luogo dove fu eretta la cappella di San Paolo è contrassegnato anche da un pozzo dalle acque guaritrici, che contribuivano, insieme alla musica, al ballo estatico e alle stoffe colorate, ad operare il processo di purificazione e di guarigione delle tarantolate.

ASPETTI SOCIO-CULTURALI DEL TARANTISMO – tra storia, tradizione e mito:
questa pagina, parte seconda, parte terza, Inquadramento storico, DANZIMANIA, TARANTISMO E PRATICHE TERAPEUTICHE, ANTICHE PRATICHE DI ARMONIZZAZIONE

ASPETTI SOCIO-CULTURALI DEL TARANTISMO – tra storia, tradizione e mito – seconda parte

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a cura della dott.ssa Marisa Grande

ASPETTI SOCIO-CULTURALI DEL TARANTISMO – tra storia, tradizione e mito – seconda parte

a cura della dott.ssa Marisa Grande

parte prima, seconda, terza

IL TARANTISMO: sulla tradizione della medicina naturale
San Paolo fu dotato di qualità taumaturgiche, che gli permettevano di far guarire dal morso dei serpenti degli scorpioni e dei ragni, essendo egli stesso scampato alla morte dopo essere stato morso di un serpente durante il suo soggiorno nell’isola di Malta.
Asclepio, figlio di Apollo, secondo il mito, apprese l’arte della medicina naturale da un serpente. Dopo aver colpito a morte un primo serpente, Asclepio lo vide resuscitare ad opera di un’erba medicinale portata da un secondo serpente. Nei templi dedicati ad Asclepio in Grecia (Esculapio, nella versione romana) i malati venivano guariti dal dio dopo pratiche di purificazione e dopo una notte di sonno incubatore.

TARANTISMO E PRATICHE TERAPEUTICHE NATURALI -armonizzazione ritmi cosmici e bioritmi

Il rapporto sincronico tra il Sole e la Terra, oscillante intorno al suo astro, descrive le linee energetiche della griglia geomagnetica, sulle quali si attua la sincronia tra i ritmi cosmici e i bioritmi degli elementi della natura. I geomanti auscultavano il “battito” della Terra nelle cavità collocate sulle linee energetiche del pianeta.
Lungo la linea Polo Nord-Egitto si colloca il lato occidentale del Triangolo delle Ottave oracolari.

IL MERIDIANO FONDAMENTALE NATURALE DELLA TERRA: esteso dal Polo Nord al Polo Sud corrisponde alla linea sincronica descritta dal flusso elettromagnetico intercorrente tra il Sole e la Terra. Presenta un’elevata attività energetico-vibrazionale e nel tratto di collegamento tra il Salento e l’Egitto descrive il lato ovest dell’antico Triangolo delle Ottave oracolari.

La GROTTA DEI CERVI DI PORTO BADISCO e il paleo-osservatorio astronomico di METZAMOR, ai piedi del biblico Monte ARARAT, trovandosi sul medesimo parallelo (40°Nord) e, per questo vibrando all’unisono, costituirono sino al V millennio a. C. la prima delle ottave oracolari del Triangolo armonico, che si concludeva in BEDHET, l’antica città egizia, oggi inabissata alla foce del Nilo. La GROTTA DEI CERVI DI PORTO BADISCO, collocata sull’estremo ovest della prima ottava del Triangolo oracolare, aveva funzioni di importante santuario ipogeo nella paleo-storia dell’area mediterranea. Dedicato ad ORIONE, segnatempo dell’Olocene sin dal millennio XI a. C. era luogo d’iniziazione per i giovani, avendo il suo culto “patriarcale” sostituito quello della dea madre, esercitato in fase gravettiana in area euroasiatica e nel Salento nel santuario ipogeo “matriarcale” della Grotta delle Veneri di Monte San Eleturio, nei pressi di Parabita.

TARANTISMO E PRATICHE TERAPEUTICHE NATURALI – guarigione derivata dall’armonizzazione tra ritmi cosmici e bioritmi La costellazione NAVE ARGO, fluttuante sull’orizzonte (Il mitico Ourobos, il profilo serpentiforme dell’OCEANO CELESTE) costituiva il riferimento per la determinazione del Triangolo delle Ottave oracolari, sui cui lati (linee sincroniche Sole-Terra, dall’elevata carica energetica per vibrazione elettromagnetica) furono eretti i santuari oracolari e terapeutici della paleo-storia (Badisco, Bedhet, Metzamor) e dopo il V millennio a. C. quelli storici di Dodona, Delfi, Palmira.. All’opposto, la pizia vaticinava nel tempio di Apollo di Delfi seduta sul tripode posto all’incrocio di tre faglie attive che esalavano gas che inducevano allo stato di trance…

UN’OPERA EQUILIBRANTE PER LA TERRA Le oscillazioni della Terra erano visibili all’occhio attento dei sacerdoti astronomi, che sin dal Paleolitico osservavano la volta celeste. Come oggi hanno dimostrato la paleo e l’archeo-astronomia erano pervenuti alla conoscenza dei cicli cosmici millenari come il ciclo precessionale di 26.000 anni solari attraverso fenomeni astronomici e geologici che avevano caratterizzato i passaggi di era simile a quello dal Pleistocene all’Olocene, avvenuto in fase post-glaciale.

Nell’Olocene costruirono templi megalitici lungo le linee energetiche che componevano la griglia elettromagnetica del pianeta, con l’intento di rendere coerenti le linee di flusso dell’elettromagnetismo distruttivo (simbolizzato dalle linee serpentiformi a “tremulo”) armonizzando la sincronia intercorrente tra cielo e terra GOBLECHI TEPE (XI millennio a. C.) rappresenta il più antico complesso megalitico collocato sul lato ovest dell’arcaico TRIANGOLO ORACOLARE ai cui vertici vi erano BADISCO- BEDHET- METZAMOR.

“IATRALIPTRICE” INTERVENTI DI EQUILIBRIO DELLE GEO-MASSE
L’opera dei geomanti e dei rabdomanti consisteva nel captare le vibrazioni lungo le linee sincroniche della griglia elettromagnetica della Terra. L’opera d’intervento serviva a rendere coerenti le onde di flusso elettromagnetico che solcano il pianeta. Furono eretti allo scopo i monumenti megalitici estesi in forma di “tela di ragno” (combinazione tra circonferenze concentriche e vettori radiali composti da filari di menhir), i quali riequilibravano l’attività vibrazionale del territorio impiegando materiale litico a buona conduzione magnetica. In Puglia la Iatraliptrice fu applicata dai costruttori di megaliti lungo il fiume ipogeo Iapyx (dal nome del medico di Enea al nome Puglia) e, secondo la cultura greca da Aracne, la dea ragno, provetta tessitrice guidata da Atena, dea della sapienza. IL SISTEMA MEGALITICO CHE IMBRIGLIAVA IL TERRITORIO SALENTINO RENDEVA COERENTI I FLUSSI DI ELETTROMAGNETISMO, CAUSA DELL’INSTABILITA’ DELLE ROCCE E DELL’ATTIVITA’ DELLE FAGLIE, LE QUALI ESALAVANO GAS VENEFICI (metano-etano-etilene), CHE PROCURAVANO EUFORIA E UNO STATO SIMILE ALLA TRANCE.

“IATROMUSICA”: INTERVENTO DI EQUILIBRIO DELLE BIO-MASSE
La “IATROMUSICA” o musica terapeutica ha per le biomasse la stessa funzione riequilibrante che la “IATRALIPTRICE” aveva per le geo-masse (essendo stata distrutta l’originaria organizzazione geodetica megalitica). I suoni prodotti dagli strumenti musicali interagiscono positivamente con le onde di flusso dell’elettromagnetismo generato dalle oscillazioni della Terra intorno al suo asse obliquo, le cui vibrazioni armoniche incidono sulle cellule degli esseri viventi turbando l’equilibrio elettromagnetico delle biomasse. Le vibrazioni caotiche della Terra erano percepite dai geomanti, che a partire dalle decorazioni del complesso megalitico di Gobekli Tepe, le rappresentarono in forma di “serpente” oppure in forma di linee spezzate parallele (“tremulo”), come nei pittogrammi della Grotta dei Cervi di Porto Badisco.

L’ASTRONOMIA EMPIRICA ALL’ORIGINE DELLE PRATICHE TERAPEUTICHE NATURALI:
L’origine della medicina naturale, della quale fanno parte la musicoterapia e la cromoterapia, applicate per la guarigione delle tarantolate salentine, ha alla sua base la conoscenza dei cicli cosmici tramandata attraverso un’espressione simbolica denominata “linguaggio degli dei”, che i sacerdoti -astronomi deducevano dall’osservazione del cielo, i geomanti dall’ascolto dei suoni della terra e i rabdomanti dalle vibrazioni prodotte dai fiumi ipogei che solcano i sottosuolo dei territori carsici.

PRINCIPIO FONDAMENTALE DELLA MEDICINA NATURALE
La medicina naturale fu applicata da Asclepio, inviato sulla Terra da suo padre Apollo, divinità solare, i cui precedenti storici corrispondevano al dio Horo, in Egitto e al dio Marduk, in Mesopotamia. Tali immagini divine derivavano da Orione, la costellazione- segnatempo delle ere precessionali. Orione era detto “signore degli animali”, dominatore delle costellazioni zoomorfe della fascia zodiacale che accompagnavano il Sole alla levata dell’equinozio primaverile: ariete (Aries), toro (Taurus), cavalli (Gemini), granchio-ragno (Cancer), leone (Leo) scorpione (Scorpio) serpente (Serpentario) capra (Capricorno), pesci (Piscis).

GLI STRUMENTI MUSICALI IMPIEGATI NEL TARANTISMO RISALGONO ALL’ORIGINARIO CULTO DELLA DEA MADRE
Risale al II secolo d. C. l’altare eretto nella città messapica EGNAZIA (BR). L’altare era dedicato al culto delle divinità orientali: GRANDE MADRE CIBELE e DEA SIRIA. Sui lati dell’altare sono raffigurati in rilievo gli strumenti musicali propri del culto delle dee: i CEMBALI un TIMPANO due FLAUTI. Nell’area cultuale vi era anche la statua di Attis, sacerdote di Cibele.

ANTROPOMORFI DANZANTI E MOTIVI ROTANTI TIMPANIFORMI, SIMBOLI DELLA GRANDE MADRE, TRA I PITTOGRAMMI DELLA GROTTA DEI CERVI DI PORTO BADISCO

ASPETTI SOCIO-CULTURALI DEL TARANTISMO – tra storia, tradizione e mito:
parte prima, parte seconda, questa pagina, Inquadramento storico, DANZIMANIA, TARANTISMO E PRATICHE TERAPEUTICHE, ANTICHE PRATICHE DI ARMONIZZAZIONE

ASPETTI SOCIO-CULTURALI DEL TARANTISMO – tra storia, tradizione e mito – terza parte

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a cura della dott.ssa Marisa Grande

ASPETTI SOCIO-CULTURALI DEL TARANTISMO – tra storia, tradizione e mito – terza parte

a cura della dott.ssa Marisa Grande

parte prima, seconda, terza

LA GRANDE MADRE RAGNO

Nella fase finale del Pleistocene il culto matriarcale della Grande Madre lasciò il posto a quello di Orione, segnatempo della nuova era dell’Olocene. La dea fu declassata da figura opulenta di dea di fecondità (Veneri di Willendorf … Grimaldi … di Parabita) a teriomorfo insettiforme, ragniforme (figure della Grotta dei Cervi di Porto Badisco … dea Ragno dell’antica India).

IL SIMBOLO DELLA DEA MADRE ALL’ORIGINE DEL TARANTISMO
La dea madre astrale, considerata detentrice del destino dell’umanità era venerata e temuta, perché ritenuta ambivalente essendo capace di donare la vita e di toglierla. La sua figura era di origine astrale, il suo simulacro la dea della fecondità rappresentata con le statuine denominate “ Veneri” Nel Salento avvenne la sua metamorfosi dalle Veneri della Grotta di Parabita alla “dea insettiforme (farfalla notturna – ragno…) della Grotta dei cervi di Porto Badisco.

LE VIBRAZIONI DELLA GRANDE RAGNO
Alla fine del Pleistocene, quando per un salto di polarità magnetiche della Terra la dea madre astrale fu vista tramontare all’orizzonte dell’emisfero boreale, la costellazione circumpolare serpentiforme Draco fu vista roteare e tutto il pianeta fu scosso da tremori, la dea madre astrale fu accusata di aver provocato tutte le devastazioni della fase post glaciale e assimilata ad una grande Ragno, nel centro della sua ragnatela corrispondente alla “tela cosmica” che formava la calotta dell’emisfero boreale celeste.

IL CULTO DELLA GRANDE MADRE
UNA STATUINA MULIEBRE E’ STATA RINVENUTA NEL 2009 SOTTO IL PAVIMENTO DI HOLE FELS, UNA CAVERNA DELLA REGIONE DI SWABIAN JURA, PRESSO LA CITTA’ DI ULM, IN GERMANIA RISALENTE A 40.000 ANNI FA. LA STATUINA , di cm. 7, HA LE CARATTERISTICHE DELLA”DEA MADRE” E ANTICIPA IL MODELLO DELLE “VENERI GRAVETTIANE”, SEGNATEMPO DELL’EMICILO COMPRESO TRA 24.321 e 10.987 a. C.

Risalgono a 40.000 anni fa i reperti rappresentanti la dea madre e il flauto, uno degli strumenti musicali usati nella musicoterapia impiegata nel rito del tarantismo.

DEA MADRE-ORIONE: DUALITA’ COME SCISSIONE E ALTERNANZA CONFLITTUALE
METAMORFOSI DELLA DEA MADRE E LA SUA ESPIAZIONE LUNGO LA “VIA DEL DOLORE”
divenuto segnatempo precessionale Orione, la “Grande Madre” benevola fu declassata a “Grande Ragno”, simbolo arcaico di un rito di possessione matriarcale. Le tarantolate, appartenenti alle comunità patriarcali contadine, si ritenevano possedute dalla dea caotica, impersonata anche dalla “Grande Donna” madre del marito. Non totalmente integrate nella famiglia acquisita, si ritenevano spose mistiche del “Grande Padre” (Orione, Esculapio … San Paolo) per il quale eseguivano una danza espiatoria della colpa attribuita alla dea caotica, eseguita a suon di musica equilibratrice fino allo sfinimento, condotta in stato di trance fino al raggiungimento di una guarigione di tipo catartico.

OGGI SI BALLA LA “PIZZICA DE CORE”, OSSIA LA TERZA DANZA SALENTINA DOPO LA “PIZZICA DELLE TARANTATE” E LA “DANZA DELLE SPADE” NELLA “ PIZZICA DE CORE” IL PRINCIPIO MASCHILE E FEMMINILE, LIBERATI ENTRAMBI DAL POTERE DI SUDDITANZA FAMILIARE E SOCIALE, RINSALDANO L’ETERNO VINCOLO DELL’AMORE, RICOMPONGONO L’UNITA’ DEGLI OPPOSTI CONTRIBUENDO A MANTENERE L’EQUILIBRIO ARMONICO DEL COSMO FOTO DI EZIO SARCINELLA

LA PIZZICA DE CORE TERZA DANZA SALENTINA DOPO LA PIZZICA DELLE TARANTATE E LA DANZA DELLE SPADE. NELLA “PIZZICA DE CORE” I DUE PROTAGONISTI, LA DONNA E L’UOMO VOLTEGGIANO INSIEME E SI SFIORANO, SENZA MAI TOCCARSI, IN UN ACCORDO DI RIMANDI RITMICI, COLMI DI COMPLICITA’ E D’INTESE AMOROSE

DALLA “PIZZICA DELLE TARANTATE” ALLA “PIZZICA DE CORE”
NELLA PIZZICA DELLE TARANTATE IL BALLO E’ INDIVIDUALE, IL PRINCIPIO FEMMINILE ESPRIME CON LA DANZA RITUALE, QUASI RITO DI POSSESSIONE DI ORIGINE ARCAICA, LA SUA DENUNCIA SOCIALE DELL’IRRISOLTO CONFLITTO DI UNA DONNA “MUTA E SUBALTERNA” CON L’OPPOSTO PRINCIPIO MASCHILE, UNA SCISSIONE VISSUTA COME MALESSERE DELL’ANIMA, ESPRESSIONE DI UN NODO PSICOLOGICO DI DIFFICILE SOLUZIONE ALL’INTERNO DI UNA SOCIETA’ AGRICOLO PASTORALE GIA’ DILANIATA DA CONFLITTI POLITICI E RELIGIOSI. NELLA “PIZZICA DE CORE” LA DONNA SI LIBERA DAI VINCOLI DELLA RAGNATELA DELLA GRANDE RAGNO E RITROVA UNA DIMENSIONE ARMONICA NEL SUO VINCOLO AMOROSO CON L’UOMO.

ASPETTI SOCIO-CULTURALI DEL TARANTISMO – tra storia, tradizione e mito:
parte primaparte seconda, questa pagina, Inquadramento storico, DANZIMANIA, TARANTISMO E PRATICHE TERAPEUTICHE, ANTICHE PRATICHE DI ARMONIZZAZIONE

IL TARANTISMO – Inquadramento storico

di Marisa Grande

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a cura della dott.ssa Marisa Grande

IL TARANTISMO – Inquadramento storico –

a cura della dott.ssa Marisa Grande
IL TARANTISMO

Il tarantismo, essendo un fenomeno complesso, è stato esaminato sotto molteplici aspetti e durante i secoli in cui si è manifestato ha suscitato l’interesse di molti studiosi. In medicina, astrologia, cosmologia, filosofia, religione, musicologia…(materie spesso connesse nell’antichità) in antropologia, psicanalisi e psichiatria, sociologia, etnologia (materie più recenti) si sono esaminati gli scritti di Petrus de Abano del 1300, di F. Epifanio e di Kircher del 1600, di C. Botta del 1789, di Justus F. Karl Hecker del 1832, di Levi Strauss del 1949, di Jervis del 1961…

Lo psichiatra Giovanni Jervis, l’etnomusicologo Diego Carpitella e il fotografo documentarista Franco Pinna fecero parte dell’equipe che l’antropologo e storico delle religioni Ernesto De Martino convogliò nel 1959 nel Salento per analizzare, attraverso studi comparati, un fenomeno individuale e sociale che sembrava avviarsi verso la sua fase conclusiva. La continuità del tarantismo si è protratta invece fino agli anni Novanta. Ne sono stati testimoni i terapeuti musicali, come Luigi Stifani di Nardò, Luigi Chiriatti con le interviste alle ultime tarantate, Luigi Caiuli, con la riproduzione pittorica delle manifestazioni pubbliche del tarantismo in Piazza San Pietro a Galatina.

Erano stati già centinaia nel 1789 (C. Botta) gli studiosi in vari ambiti del sapere che avevano analizzato i fenomeni di ballo terapeutico ed altri avevano continuato a farlo prima che l’etnologo e storico delle religioni Ernesto De Martino adottasse nel 1959 il metodo interdisciplinare per comprendere l’origine, le motivazioni e i significati del tarantismo rituale salentino.

Petrus de Aban venenis eorumque remediis

La letteratura occidentale riguardante i possibili rimedi agli effetti prodotti da animali velenosi (ragni, scorpioni, serpenti) ha il suo riferimento storico in “de venenis eorumque remediis” di Petrus de Abano (secoli XIII-XIV), nel quale sono esposte le teorie arabe relative a veleni, a contagi e a superstizioni.

Il trattato rappresenta per gli storiografi la più antica prova per poter risalire alle origini medioevali del fenomeno, in un periodo compreso tra i secoli IX e XIV. Pur essendo nella maggior parte concordi sull’idea che l’origine del tarantismo poteva essere più remota, gli studiosi non furono supportati da una soddisfacente documentazione a sostegno di una retrodatazione storica, a causa dell’orientamento della storiografia a non dover valutare elementi non sostenuti da un’adeguata documentazione scritta.

Pur presentando il tarantismo una evidente comunicazione gestuale, prevalente nelle comunità primitive, e una ritualità pagana, la carenza di documenti scritti che potessero dimostrare l’esistenza del fenomeno in tempi precedenti l’età medioevale ha precluso loro, pertanto, la possibilità di estendere la ricerca negli ambiti delle culture “a trasmissione orale” delle società agricolo-pastorali, cui apparteneva anche il Salento.

– Il tarantismo, modello di “ordine simbolico” –

La tesi demartiniana attribuisce originalità e autonomia al rito salentino, che considera trascendente rispetto alla storia e alla cultura dell’Occidente, essendovi stato “innestato” solo nell’alto medioevo.

Inteso come “sistema di ordine simbolico”, dotato di “efficacia logica interna”, è interpretato (secondo i dettati dell’Antropologia Strutturale di Levi Strauss -1949) come un fenomeno sociale nel quale tanto la collettività quanto l’individuo rispondono, anche inconsciamente, ad un “ordine insito nel simbolo originario”. Inteso nella sua autonomia storica e culturale, il tarantismo fu quindi considerato come “sistema di ordine simbolico” con un’identità propria coerente, irriducibile e non comparabile ad altri fenomeni. La logica interna al “sistema-tarantismo”, preesistente ai saperi della storia, lo rendeva pertanto unico nei contenuti e sanciva la sua estraneità alla cultura dell’Occidente. A causa dell’impossibilità di relazionare il fenomeno con i saperi preistorici, il tarantismo apparve perciò a De Martino un “retaggio di un preesistente simbolico” estraneo alla storia delle terre d’occidente. Ritenuto fenomeno irrisolto e non-integrato nel flusso storico della cultura occidentale, il tarantismo osservato e documentato dall’equipe di De Martino nel 1959 si prestò ad essere quindi definito “rottame di fatto all’interno della storia e della religione cristiana dell’Occidente”.

– Interpretazione post-demartiniana –

Dopo l’interpretazione demartiniana del fenomeno salentino, necessariamente restrittiva per la scelta operata nell’ottica dell’analisi storiografica, l’attenzione degli studiosi “post-demartiniani” si è estesa ai preesistenti storici, in considerazione della posizione geografica del Salento, proteso verso l’Oriente, della composita formazione culturale dei suoi abitanti e degli aspetti di sincretismo religioso integrati all’interno del cristianesimo in forme rituali di religiosità minore.

George Lapassade (Il ragno del dio che danza, 1981, e Intervista sul tarantismo, 1994) trova nel tarantismo l’espressione del <coribantismo>, una forma di religione dove molte divinità incarnano specifici valori. Diversamente dal <dionisismo>, nel quale la pratica rituale era orientata ad armonizzare gli opposti in un’unità, il tarantismo canalizzava un flusso specifico tra tutti i dissonanti flussi provenienti da un aldilà popolato da divinità in conflitto. Sul filo degli stessi opposti, il tarantismo, secondo Lapassade, era esorcismo e adorcismo, ossia pratica per allontanare da sé il male e anche pratica orientata ad assimilarlo e integrarlo. Tale chiave interpretativa del fenomeno trova oggi maggior credito tra gli studiosi che già avevano aperto la strada verso l’origine pagana del tarantismo, con riferimento ai rituali di tipo espiatorio, quali la danza delle menadi in onore del dio greco Dioniso e la danza delle baccanti in onore del dio romano Bacco.

Il tarantismo (“tarantolismo”, nel termine più antico), in quanto rituale terapeutico, rientra comunque nelle antiche pratiche di guarigione naturale pre-ippocratiche diffuse in area mediterranea, applicate in Grecia nel tempio dedicato ad Asclepio e a Roma nel tempio dedicato alla corrispondente figura del dio Esculapio. Secondo il mito, il taumaturgo era Asclepio, figlio di Apollo, che apprese l’arte della medicina naturale da un serpente. Dopo aver colpito a morte un primo serpente, lo vide resuscitare ad opera di un’erba medicinale somministratagli da un secondo serpente guaritore. Nei templi dedicati ad Asclepio in Grecia i malati guarivano per opera del dio-taumaturgo, dopo pratiche di purificazione e dopo una notte di sonno incubatore. L’inserimento della pratica terapeutica propria del tarantismo salentino nell’ambito delle cure applicate nei templi greci di Asclepio ha permesso di superare il limite temporale del medioevo, quello geografico dell’Occidente e quello religioso del cristianesimo. Eppure la chiave storica per poter connettere il fenomeno salentino con le conoscenze delle culture orientali e operare una retrodatazione della sua origine poteva essere fornita dalla stessa opera di Petrus De Abano, esaminata già dagli storici.

Nato nella città termale di Abano, Petrus era vissuto per quindici anni a Costantinopoli, dove aveva studiato su testi di cultura greca e araba. Si era formato in medicina attraverso gli scritti del medico naturalista aristotelico e ippocratico Galeno (II sec. d. C.), del medico-filosofo arabo aristotelico Averroè e del neo-platonico Avicenna. Interessato alla medicina indiana, araba e greca, come molti dei medici da lui studiati era orientato a comprendere il “rapporto fisiologico dell’uomo con gli elementi di natura presenti nell’ordine finalizzato del cosmo”, elemento base della medicina naturale pre-ippocratica. Tornato in Occidente, in qualità di dottore di filosofia e medicina presso l’università di Parigi e di astronomia presso l’università di Padova, innestò nella cultura occidentale le antiche conoscenze filosofiche, astronomiche e mediche della millenaria cultura orientale, in cui sarebbe stato possibile inserire anche la pratica rituale di guarigione naturale, propria del tarantismo.

– Tarantismo sulla tradizione della medicina naturale orientale –

La figura di taumaturgo, parallelo cristiano all’Asclepio pagano, è rappresentata da San Paolo. Al santo si riconosce la capacità di neutralizzare il veleno iniettato da tutti gli animali velenosi che strisciano sulla terra. Fu dotato in vita dalle qualità taumaturgiche che gli permettevano di far guarire dal veleno dei serpenti, degli scorpioni e dei ragni, essendo egli stesso scampato, per auto-guarigione, dalla morte certa dovuta al morso inflittogli da un serpente durante il suo soggiorno nell’isola di Malta.

Le “tarantolate” si ritenevano “spose mistiche” di San Paolo, a cui si rivolgevano per ottenere la guarigione dal morso della “taranta”. Ballavano per il loro santo taumaturgo in stato di semi-trance fino allo stremo delle loro forze. Eseguendo i movimenti del ragno sul suono di una musica ritmica espellevano il veleno attraverso il sudore e smettevano di ballare a guarigione avvenuta, sancita da un loro gesto che mimava l’uccisione della tarantola.

La ricorrenza annuale della manifestazione del fenomeno avveniva nei giorni in cui, secondo il calendario cristiano, si celebra la festa del 29 giugno dedicata ai santi apostoli Pietro e Paolo.

Il luogo privilegiato per la manifestazione del tarantismo era la Cappella di San Paolo a Galatina, che fu eretta nel 1700 sull’antica casa dove si ritiene che soggiornò l’apostolo Paolo di Tarso.

Da Galatina era anche passato l’apostolo Pietro, approdato nel Salento e diretto verso Roma nell’anno 43 d. C., ossia solo dieci anni dopo la crocifissione. Sul luogo dove egli riposò, contrassegnato da una “pietra”, gli fu eretta una chiesa. Sul luogo dove soggiornò Paolo, contrassegnato da un “pozzo” abitato da serpenti, vi è ancora la cappella a lui dedicata. La musica, il ballo estatico, le stoffe colorate e le acque di quel pozzo, divenute guaritrici, operavano nella ritualità del tarantismo il lungo processo di purificazione e di guarigione naturale, applicando una pratica complessa finalizzata alla liberazione di quella sostanza tossica che si riteneva fosse stata iniettata dal morso (reale o psicologico) della tanto temuta tarantola locale salentina.

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ASPETTI SOCIO-CULTURALI DEL TARANTISMO – tra storia, tradizione e mito parte prima, seconda, terza, Inquadramento storico, DANZIMANIA, TARANTISMO E PRATICHE TERAPEUTICHE, ANTICHE PRATICHE DI ARMONIZZAZIONE

DANZIMANIA, TARANTISMO E PRATICHE TERAPEUTICHE di Marisa Grande

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a cura della dott.ssa Marisa Grande

DANZIMANIA, TARANTISMO E PRATICHE TERAPEUTICHE

a cura della dott.ssa Marisa Grande
IL TARANTISMO

Aspetto psicologico della danzimania: disagi e disarmonie collettive

La ricerca delle origini del rito terapeutico del tarantismo salentino ha fatto estendere il campo degli studi alla danzimania, un fenomeno di ballo collettivo manifestato nel medioevo. Nel 1800 il medico berlinese Justus Friedrik Karl Hecker nel suo scritto: La danzimania – malattia popolare nel medioevo – attribuiva il fenomeno alle condizioni di vita individuale e sociale. La danza collettiva si diffuse in tutta l’Europa partendo dai paesi nordici. Originata da alcuni individui, la mania si estendeva per psicosi sull’onda emozionale proveniente da una musica trascinante. I danzimaniaci era attratti dal suono degli strumenti musicali e seguivano in massa i musici erranti attraverso l’Europa.

La danzimania è stata interpretata come una tendenza all’alienazione dalle difficili condizioni esistenziali dell’epoca, poiché accomunava i membri di medesime comunità frustrate da problematiche sociali e individuali, i quali sembravano sfuggire, inconsapevolmente o deliberatamente, a quelle condizioni di diffuso disagio cui erano sottoposti nei loro luoghi di residenza. .

Eloquenti scene di vita medievale che potevano fare da sfondo al fenomeno della danzimania sono illustrate, sino al limite del visionario, dai pittori fiamminghi del 1500 Peter Brughel il Vecchio e Hierominus Bosh.

Non mancavano, infatti, i motivi di scontento individuale e collettivo che potessero porsi all’origine di tale fenomeno di psicosi collettiva e le motivazioni cui reagire potevano essere tante: la mancanza di libertà, i soprusi subiti dagli umili da parte dei più forti, le privazioni derivate dalle carestie e dalle pestilenze…e tutti quegli altri elementi avversi che frustravano le aspettative e minavano dall’interno l’esistenza degli individui. A tali condizioni di difficile vita pratica si aggiungevano le superstizioni e la paura della morte e dell’inferno, inculcate anche attraverso visioni apocalittiche e infernali che artisti dell’epoca rendevano in forma veristica.

Il legame della danzimania con il tarantismo è stato individuato, quindi, nella motivazione psicologica, derivata dal disadattamento degli individui all’ambiente di appartenenza. Accomunando i due fenomeni sulla base delle motivazioni esposte, le affezioni patologiche di entrambi potrebbero essere considerate manifestazioni di profondi disagi interiori, nodi irrisolti nelle trame inconsce del vissuto, quello collettivo per la danzimania e quello individuale per il tarantismo.

Aspetto psicologico del tarantismo: disagi e disarmonie individuali

L’attribuzione della motivazione psicologica individuale al tarantismo poteva essere riferibile ai soli disagi derivati dai rapporti interni alla famiglia. Le tarantolate, prevalentemente appartenenti alle società agricole, subivano il disagio di non potersi sentire totalmente integrate nell’ambiente in cui si erano trasferite dopo il matrimonio, a causa del doloroso distacco dalla famiglia di origine o perché mal sopportavano l’ingerenza della madre del marito nella propria vita. La “grande donna”, la temuta matriarca delle comunità contadine, era considerata la detentrice del destino dei membri della propria famiglia in quanto vista come il riflesso terreno della “Grande Madre”, ritenuta la detentrice nel bene e nel male del destino dell’umanità. La manifestazione dell’affezione associabile al morso della tarantola, nell’immaginario collettivo, simboleggiava perciò anche la possessione della giovane donna da parte dello spirito della ”Grande Ragno”, versione caotica della benevola originaria Grande Madre.

Le tarantolate sviluppavano una forma di distacco dalla realtà, un’alienazione dall’ambiente familiare, distinto dal distacco fisico dei danzimaniaci medievali. Esse rimanevano nella propria casa e, in qualità di malate, potevano ricevere attenzioni e cure dagli stessi membri della famiglia dai quali prima si erano sentite respinte. Esponendo la loro affezione in piazza, ricevevano la solidarietà dei membri della comunità rispetto alla quale in precedenza si erano considerate estranee. Il tarantismo, inteso come malattia, diveniva perciò motivo per intessere forme di muto vincolo sociale, coinvolgendo tutti i componenti delle piccole comunità agricole. Vissuto come mistero, tesseva trame sotterranee tra coloro che possedevano la chiave segreta del fenomeno di possessione e quella della possibile guarigione. Vissuto come ostentazione, il tarantismo sollecitava la partecipazione di ogni rappresentante della comunità, per un solidale coinvolgimento al rito collettivo di guarigione.

Le tarantolate, psichicamente alienate dalla vita familiare e sociale, staccate dalla vita della comunità, in risposta alla tradizione, vivevano la condizione di “spose mistiche” di San Paolo, per il quale eseguivano una danza espiatoria della colpa attribuita alla dea caotica Grande Ragno, condotta in stato di semi-trance, fino al raggiungimento di una guarigione di tipo catartico.

Pratica terapeutica

Dal punto di vista delle manifestazioni fisicheil tarantismo spingeva a muoversi sull’imitazione della tarantola, la danzimania, invece, sull’imitazione delle patologie di tipo coreutico, ossia di quelle malattie della corteccia cerebrale, che provocavano contrazioni muscolari e movimenti involontari, come la corea o “ballo di San Vito”.

Il santo taumaturgo eletto dai danzimaniaci europei era infatti San Vito, un giovane aristocratico che aveva scelto una vita errante e il cui potere curativo si esprimeva anche attraverso l’auto-guarigione.

I danzimaniaci riconoscevano anche come protettore San Giovanni, celebrato nelle società contadine nei giorni del solstizio estivo legato alla fase della mietitura, dalla cui abbondanza del raccolto dipendevano le condizioni di benessere di quelle comunità agricole.

Anche la festa dedicata a San Paolo, il santo cui si si rivolgevano le tarantolate salentine per ottenere la guarigione, avveniva in prossimità del solstizio estivo e del raccolto agricolo.

L’origine della pratica di guarigione poteva essere fatta risalire alla medicina naturale applicata da Asclepio, inviato sulla terra da suo padre Apollo, divinità solare associata a Zeus, il padre degli dei, e al Grande Padre astrale Orione. Secondo questa ascendenza divina, in epoca cristiana il rituale terapeutico per la guarigione dalla possessione dello spirito della Grande Ragno fu attribuito, perciò, alle figure maschili dei santi taumaturghi. Le celebrazioni cristiane legate all’agricoltura erano state, però, mutuate dai riti pagani praticati sin dal Neolitico nelle comunità a vocazione contadina. Gli antichi riti agricoli erano dedicati a divinità femminili, come Cerere e Cibele…e si svolgevano al suono di strumenti musicali appropriati al loro culto.

La testimonianza di una strumentazione composta da due flauti, da cembali e da un timpano si trova nella città messapica Egnazia (Br), dove gli strumenti musicali sono raffigurati nel bassorilievo del II secolo d. C. che decora l’altare dedicato al culto delle divinità orientali Siria e Cibele, l’erede dell’atavica Grande Madre paleolitica.

L’associazione del flauto con la Grande Madre pare abbia avuto origini molto remote, documentate dalle recenti scoperte avvenute in Germania, dove sono stati rinvenuti, tra gli altri reperti, un flauto risalente a 43.000-42.000 anni fa e la più antica statuina della Grande Madre, dea della fecondità, risalente a 40.000-35.000 anni fa, ritenuta l’antesignana delle cosiddette “Veneri” del periodo gravettiano.

Dinamiche naturali e risonanze sulle geo-masse e sulle bio-masse

La fertilità e la fecondità, condizioni da cui dipendono le sorti dell’umanità, derivano dagli equilibri cosmici, che garantiscono le condizioni adatte alla vita e alla proliferazione degli elementi di natura. Lo sviluppo della vita dipende dal moto sincronico della Terra, in rotazione oscillante sulla sua orbita, immersa nei campi elettromagnetici e gravitazionali che la vincolano al suo Sole.

Annualmente, a causa della dinamica della Terra, derivata dal suo moto di rivoluzione intorno al Sole e dal suo moto di rotazione oscillante intorno al suo asse obliquo, si alternano le stagioni scandite da due equinozi e da due solstizi. Ai solstizi la Terra si trova fortemente inclinata e subisce delle vibrazioni accentuate che provocano instabilità tettonica, con conseguenti terremoti, aperture di faglie e vulcanismo, fenomeni che per millenni hanno spaventato gli uomini e minato la loro esistenza.

Le perturbazioni elettromagnetiche e gravitazionali che interessano il pianeta, necessariamente interessano anche la natura tutta, esseri viventi compresi. Le onde elettromagnetiche che incidono sulle geo-masse, incidono anche sulle bio-masse e il cervello degli esseri viventi reagisce alle diverse lunghezze d’onda provenienti dai campi elettromagnetici in cui è immerso.

Fasi di attività geo-magnetica, caratterizzata da oscillazioni di risonanza perturbanti provocano affezioni cerebrali, con reazioni psichiche violente o depressive, condizioni di attività geo-magnetica coerente generano invece stati di benessere psico-fisico.

“Iatromusica”: intervento di equilibrio delle bio-masse

Nel 1600 il gesuita tedesco Athanasius Kircher, per favorire la guarigione degli ossessi, si orientò verso l’impiego della musica terapeutica, pratica di medicina naturale applicata per millenni prima della diffusione della medicina di Ippocrate.

Per le patologie psichiche, anche espresse con moti inconsulti e irrefrenabili, come la danzimania e il tarantismo, il rimedio proveniva dal suono della musica terapeutica, la “iatromusica”, che riequilibrava i flussi delle lunghezze d’onda incidenti sulla corteccia cerebrale degli individui. I suoni prodotti dagli strumenti musicali interagivano positivamente con le onde di flusso dell’elettromagnetismo generato dalle oscillazioni della Terra intorno al suo asse obliquo, le cui vibrazioni armoniche, influendo sulle cellule degli esseri viventi, ne avevano turbato l’equilibrio elettromagnetico.

La “iatromusica” corrispondeva ad uno dei numerosi aspetti della più complessa pratica di armonizzazione dei ritmi della natura, denominata “iatraliptrice”.

La validità di tali antiche conoscenze, relative all’influenza delle onde elettromagnetiche sulle geo-masse e sulle bio-masse può essere dimostrata oggi anche da studi recentissimi.

È del maggio 2013 il resoconto degli studi riferiti all’analisi dei dati sequenziali riguardanti la frequenza, l’aumento e la diminuzione delle malattie in periodo di 100 anni. Scienziati bulgari e ucraini, riuniti in team interdisciplinare, hanno dimostrato che vi è una relazione tra lo stato delle bande di frequenza della ionosfera e la risonanza Schumann della Terra con i bioritmi cerebrali e, con ulteriori approfondimenti, intendono dimostrare anche i possibili effetti dell’attività geomagnetica sul DNA.

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ANTICHE PRATICHE DI ARMONIZZAZIONE di Marisa Grande

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a cura della dott.ssa Marisa Grande

ANTICHE PRATICHE DI ARMONIZZAZIONE

a cura della dott.ssa Marisa Grande
IL TARANTISMO

Danza e musica sacra: forme di collegamento armonico tra cielo e terra.

Secondo le credenze sulle quali furono elaborate alcune teorie cosmogoniche pre-scientifiche, un’energia cosmica vibrava in un modello di universo stratificato, nel quale la terra occupava la posizione intermedia ponendosi tra gli strati superiori del cielo, caratterizzati da luminosità e da leggerezza, e gli strati inferiori, accostati all’oscurità e alla pesantezza.

Le condizioni di benessere o di malessere degli esseri umani, pertanto, potevano dipendere dall’avvicinamento alternato all’uno o all’altro strato, al celestiale o all’infero, poiché essi veicolavano tale energia lungo l’asse del proprio corpo eretto, assumendo la funzione fisica di collegamento tra gli opposti mondi e la funzione spirituale di contatto con gli spiriti che li abitavano.

Tale funzione di scambio energetico tra l’uomo e i tre mondi stratificati aveva avuto la sua origine in epoche remote nell’ambito delle esperienze dei sacerdoti astronomi. Questi, nel monitorare la regolarità dei cicli visibili della natura, a partire dal circadiano, avendo osservato la periodica e fluttuante apparizione all’orizzonte di alcune stelle non sempre presenti nei due mondi superiori (il celeste e il terreno) ipotizzarono l’esistenza di un imperscrutabile e misterioso mondo inferiore occupato dai morti e da esseri mostruosi in agguato. Partendo da tali primitive pratiche di astronomia empirica, l’uomo imparò a monitorare la periodica e ciclica apparizione di alcuni corpi celesti, ai quali attribuì spirito divino e associò alle condizioni di vita sulla terra il riflesso di un loro carattere, benefico o malefico, e il loro influsso nei confronti dell’umanità. Nascita, vita e morte degli esseri e i loro bisogni primari (veglia-sonno e la necessità di cibare il corpo e lo spirito) furono presto collegati all’apparizione ciclica nel cielo di alcuni corpi celesti. Per ingraziarsi la benevolenza degli spiriti divini che animavano quei fenomeni astronomici incominciarono presto a tributare loro onori e offerte durante cerimonie rituali. Danze ritmiche, che favorivano anche lo stato di trance, si svolgevano spesso in cerchio intorno al fuoco sacro o ai simulacri di divinità, all’interno di monumenti sacri o lungo le antiche vie processionali. Nelle cerimonie magico-religiose il corpo danzante assumeva, pertanto, la funzione ritualizzata di “strumento sacro”, poiché stabiliva un collegamento armonico tra terra e cielo. La danza rituale celebrava in forma mimetica l’armonia dei ritmi universali e risultava propedeutica per l’aspirazione dell’uomo a ritrovare quell’ordine divino nella natura e nella vita.

Riti di religione astrale

Nelle primitive forme di religione di origine astronomica rientrava la Luna, preposta con le sue ritmiche lunazioni a scandire le cadenze mensili che conducevano la donna alla gestazione e la gestante al parto.

Il culto della lunare Grande Madre ebbe una precoce ritualizzazione e i reperti del simulacro della dea e di un flauto, rinvenuti in Germania e risalenti a circa 40.000 anni fa, attestano che in quelle epoche remote vi era già l’applicazione della gamma di sonorità armoniche e modulate dello strumento a fiato. Calendari del Paleolitico, con incisioni a circonferenze concentriche o a spirale, ad imitazione dell’espansione del grembo materno della Grande Madre dell’umanità, ritmavano il tempo della gestazione, ai fini di assicurare un’assistenza mirata a favorire le nascite e, con esse, la continuità delle specie degli esseri viventi sulla terra.

Riti astrali dell’agricoltura

Nella fase neolitica furono avviate tecniche di allevamento e agricoltura armonizzando i ritmi dei cicli vitali e vegetativi, preposti alla continuità delle specie animali e vegetali, ai ritmi delle cicliche apparizioni di precisi astri nel cielo. Alla Luna si aggiunsero il Sole, Orione, Sirio, le Pleiadi…. .

In tale forma di religione stellare il moto apparente del Sole assunse la sua rilevante centralità rispetto a quello della Luna nello scandire i cicli giornalieri e annuali. I due equinozi e i due solstizi, che cadenzavano l’alternanza delle stagioni, incidevano molto sulla vita terrestre e in base alla loro cadenza temporale si ritmavano le pratiche di agricoltura e allevamento. Quei momenti stagionali della vita contadina erano celebrati con feste all’interno dei riti solari e avevano il compito di favorire la regolarità dei cicli vitali degli esseri di natura. La procreazione, se collegata al momento del solstizio estivo, permetteva la nascita nella primavera, nella stagione mite che offriva condizioni ambientali favorevoli alla sopravvivenza del nascituro. Durante tali festività solstiziali si svolgevano danze spontanee, che celebravano in forma allegorica il ciclo ininterrotto della vita, della morte e della rinascita. La danza assumeva il significato di elogio gioioso dei cicli vitali e ne celebrava i vari momenti in forma mimetica. Nei riti specifici dedicati all’agricoltura una danza accompagnata da balzi aveva la funzione di stimolo degli umori della terra, poiché alternando passi di radicamento a balzi di crescita simulava lo sviluppo delle piante e risultava propedeutica per un buon raccolto che potesse assicurare il benessere e la sopravvivenza della comunità.

Antiche forme di medicina naturale

Quando, con i riti comprendenti musica e danza orientati ad assecondare l’aspirazione dell’essere umano a stabilire un rapporto di equilibrio armonico con il cosmo perseguendo l’armonizzazione ai cicli cosmici dei ritmi biologici e vegetativi, s’intendevano favorire anche le forme di benessere psicofisico di un malato si poteva estendere l’azione terapeutica fino a giungere alla sua completa guarigione. Tali forme di terapie naturali furono applicate per millenni e sono giunte sino a noi attraverso le civiltà rurali che le hanno praticate per mezzo di estratti di particolari erbe medicinali e attraverso i cerimoniali ritualizzati della danza in rapporto armonioso con la musica.

In ambienti malsani, nei quali si manifestavano epidemie mortali, si svolgevano rituali danze mimetiche in forma spontanea, irruenta e selvaggia, ad imitazione dei moti inconsulti dipendenti da affezioni provocate da morsi di animali velenosi o da malattie coreutiche. Tali danze collegate alla malattia, alla morte, ai disagi psicologici individuali e sociali, come il “tarantismo”, la “danzimania” e le “danze macabre”, risultavano terapeutiche per esorcizzare e vincere le paure delle possessioni da animali velenosi o da spiriti maligni. In alcune danze spontanee medievali s’inserivano, come in un gioco macabro-esorcizzante, anche gli scheletri, che emergevano dal misterioso e tenuto mondo degli inferi nel quale generalmente erano relegati, per partecipare, ghignando, al difficile gioco della vita.

Interesse della scienza verso le antiche forme di medicina naturale.

Esempio ultimo del retaggio di tale cultura ancestrale giunto fino ai nostri giorni è stato il “tarantismo”, il fenomeno in cui la guarigione dei tarantolati avveniva attraverso una danza selvaggia spontanea, che il suono degli strumenti musicali tendeva a ritmare e a disciplinare fino a farla rientrare nella compostezza richiesta dalle ancestrali danze rituali. La lunga pratica dell’armonizzazione del ritmo scomposto conduceva infine alla conclusiva guarigione naturale degli stati patologici simili alla possessione.

Lo zodiaco in una raffigurazione di A. Kircher, Mundus subterraneus (1682)

Tali forme terapeutiche tradizionali furono collaterali per millenni alle conoscenze offerte dalla medicina ufficiale e implicavano la presenza di un curatore, di un terapeuta (iatro), esperto nel suono curativo. Era denominata “iatromusica”, infatti, la pratica terapeutica applicata per la cura dei tarantolati e la sua efficacia destò l’interesse dello scienziato seicentesco Athanasius Kircher, il gesuita che intendeva adottarla per la guarigione degli ossessi.

Le innovazioni basate sulla postulazione rinascimentale delle corrispondenze armoniche tra l’universo (macrocosmo) e l’organismo umano (microcosmo), derivate dal concetto di Protagora di “uomo come misura di tutte le cose”, avevano già stabilito un ponte tra le conoscenze provenienti dal mondo greco, le teorie rinascimentali e la nascente scienza.

Le nuove teorie sulle scienze fisiche integravano riferimenti agli studi sulla natura, provenienti dalla teoria atomistico-democritea intorno alla materia e dalla teoria archimedea intorno alla natura dei corpi fluidi. Le scienze matematiche integravano i riferimenti ad una armonizzazione platonica del cosmo, basata sulla geometria, i numeri e la musica, teorizzati da Pitagora.

Una chiara sintesi per comprendere le ricerche che animavano il mondo di quegli uomini che nel 1600 posero i fondamenti della scienza, armonizzando tra loro teorie anche opposte che avevano diviso il mondo della medicina, si trova nel pensiero espresso da Luigi Belloni sul riflesso morbigeno dello squilibrio tra le quattro qualità elementari dei principali elementi qualitativi (caldo, freddo, secco, umido) presenti nel tradizionale sistema quaternario ippocratico-galenico e nella meteorologia aristotelica pur influenzata, durante il Basso Evo, dall’astrologia medica araba.

L’interesse degli uomini del secolo XVII per le terapie naturali contribuì, pertanto, alla formazione di particolari settori della scienza, poiché le antiche forme terapeutiche come la “iatromusica”, attraverso gli studi di “iatrochimica” e di “iatrofisica”, si possono considerare anticipatrici tanto della “biochimica” e della “biofisica”, quanto della “neurologia”.

Dalla “iatrochimica” partirono gli studi di Daniele Sennert, Gianbattista van Helmont, Francesco de la Boe, dalla “iatromeccanica” presero il via gli esperimenti in laboratorio di Santorio Santorini e di Gian Alfonso Borelli. (Davide Arecco, L’incidenza della iatrofisica galileana sugli studi medici, biologici e zoologici di Giovanni Alfonso Borelli (1608-1679) – Storia della Scienza, Università di Genova e Bari).

Fu Galileo (Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, Leida1628), con la sua adesione alla teoria atomistico-democritea della materia, a fornire spunti per avviare la “iatrofisica” nell’ambito della ricerca medica post-rinascimentale. Rientrando i corpi viventi negli studi condotti sui corpi solidi, fluidi e gassosi e in quelli sulle pressioni atmosferiche, gravitazionali e magnetiche, esercitate su di essi, Giovanni Alfonso Borelli (1608-1679) interpretò le loro reazioni muscolari secondo le leggi della fisica, partendo proprio dagli interessi sulla “iatrofisica” dimostrati da Galileo.

Già le esperienze di Gian Alfonso Borelli, come di molti personaggi dell’epoca, fatte in ambito tecnologico all’interno dell’Accademia del Cimento per applicare i moti degli animali, degli uomini e dei corpi celesti alle macchine teatrali presentate nel Giardino dei Boboli e in Palazzo Pitti nell’ambito delle sperimentazioni operate nella cerchia culturale fiorentina della corte medicea, erano state importanti per comprendere la meccanica, l’origine e la trasmissione dei moti nell’organismo. Si aggiungevano anche le sperimentazioni sulla pressione atmosferica, sull’elasticità dell’aria e sul magnetismo, che avevano interessato molti scienziati dell’epoca, da Evangelista Torricelli (1608-1647) a Robert Boyle, (1627 -1691), da Otto von Guericke (1602-1686) ai Gesuiti tedeschi e italiani (Kircher, Schott, Bartoli).

Le teorie elaborate in Francia da Marsenne, Pascal, Roberval sulla meccanica dei fluidi permisero a Borelli di ampliare ancor più il quadro delle scienze fisiche dell’età barocca.

La iatrofisica del dottor Borelli trovò fortuna e diffusione nell’Archiginnasio “La Sapienza” di Roma, dove fu nominato alla cattedra di anatomia da Innocenzo XII il dottor Giorgio Baglivi (1668-1707).

Il medico raguseo-leccese s’ispirò alla iatrofisica borelliana e vi aggiunse le sue teorie in campo neurologico. Egli riprese la conoscenza offerta dalla tradizione basata sugli studi dell’influenza che aveva la natura dei quattro elementi sugli organismi viventi, sulla dinamica dei fluidi circolanti all’interno del corpo e sui conseguenti moti muscolari per analizzare e comprendere l’incapacità patologica di controllo cosciente di quei moti. L’estensione della iatrofisica e della iatrochimica seicentesche alle funzioni del sistema nervoso indussero quindi il dr. Baglivi ad elaborare l’idea delle meningi come una sorta di pompa pneumatica simile al cuore, che emetteva moti oscillatori di tipo tremulo-increspante per distribuire fluido nervoso all’interno del sistema, da cui derivavano le sensazioni e i movimenti e il cui controllo dipendeva dalla funzione della pia madre e della dura madre.

Compresa negli spazi di queste due aree del cervello vi era la meninge aracnoide, così chiamata per il suo caratteristico tessuto connettivo trabecolare, che suggeriva la forma della tela del ragno.

Un’infiammazione della meninge aracnoide provocava la patologia denominata aracnoidite, che si manifestava con gli incontrollati spasmi muscolari di cui, probabilmente, secondo anche un’interpretazione semantica della teoria del dr. Baglivi, potevano considerarsi affetti i tarantolati.

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14 agosto 2021: devastante terremoto ad Haiti

SISTEMA FRATTALE CHE DESCRIVE LA COMPLESSA RETE DI FAGLIE CHE INTERESSANO HAITI

Haiti corrisponde alla regione nord-orientale della Placca Caraibica, della quale occupa un’area denominata microplacca Gonâve, interessata da movimenti di una complessa rete di faglie.

FAGLIA DI SUBDUZIONE E FAGLIE TRASCORRENTI

Il tratto orientale della faglia di subduzione delimita il margine lungo il quale la Placca del Nord-America subduce verso Ovest sotto la placca dei Caraibi, innescando in questa un movimento verso Est corrispondente a 20 mm/anno. Nei prolungamenti verso Sud e verso Nord il movimento di subduzione viene accomodato da faglie trascorrenti, di cui la faglia Nord, denominata Septentrional-Oriente (SOFZ) e la faglia Sud, denominata Enriquillo-Plantain Garden (EPGF), visibile anche per 200 Km nella valle che attraversa la regione in direzione est-ovest.

L’attività della parte orientale di questa faglia EPGF ha generato i terremoti storici del 1751 e del 1770 e quello di M 7.0 che nel 2010 provocò 260.000 vittime.

Il terremoto di M 7.2 del 14 agosto 2021, che ha provocato 300.000 vittime ed ingenti danni materiali, è avvenuto nella parte occidentale meno attiva di questa faglia Sud EPGF, forse compatibile con un evento verificatosi nel 1860.