Terremoto di M 5.7 in Bosnia Erzegovina del 22 04 2022

Il terremoto di M 5.7 del 22 aprile 2022 ha interessato la stessa area di Monstar, in Bosnia Erzegovina, nella quale si manifestò con M 3.2 il 20 settembre 2019, il giorno prima che si verificassero in sequenza due rilevanti scosse sismiche di M 5.6 e di M 5.2 nel Mare Adriatico in prossimità della costa Albanese di Tirana.

Il terremoto di ieri sera in Bosnia è stato avvertito anche in tutta l’Italia Centro-meridionale, particolarmente a Napoli, ossia nel luogo diametralmente opposto nella cella geomorfologica estesa tra l’italia e i Balcani, che già nei giorni scorsi era stato interessato da due terremoti di M 3.5 del 16 marzo e di M 3.6 del 29 marzo 2022, collegati al bradisimo dei Campi Freglei.

In Puglia, nelle aree prospicienti la costa adriatica dell’Italia, vi sono stati dei lieve movimenti sismici che hanno preceduto quello rilevante della Bosnia, di cui uno, di M 2.7 del 7 aprire 2022, in prossimità di Bari.

Ciò dimostra che ad essere interessata da una notevole irradiazione di elettromagnetismo è la cella geomagnetica e geomorfologica avente il centro nel Golfo di Manfredonia e che rispetto alle condizioni sismiche del settembre 2019, che furono catastrofiche per l’Albania, quelle che hanno generato il rilevante terremoto in Bosnia, se pur meno distruttivo, rientrano comunque nello scenario che genera i terremoti più intensi sui vertici di esagoni regolari vibranti ad armonica sei all’interno delle celle geomagnetiche di cui si compone il sistema frattale della litosfera, rispondenti con diretta corrispondenza agli impulsi elettromagnetici irradiati dal nucleo terrestre e dettati dalle oscillazioni ondeggianti ad analemma dell’asse terrestre, sollecitato a sua volta dalle forze dei campi gravitazionali in cui è immersa la Terra.

Ne deriva che ogni cella geomorfologica vibra, ma la maggiore intensità di elettromagnetismo si scarica in forma di energia sismica particolarmente sui luoghi sensibili interessati già in precedenza da forti sollecitazioni sismotettoniche, come quelli soggetti al prolungamento delle faglie già esistenti.

Riporto di seguito la cartina riferita allo scenario sismotettonico del 20 settembre 2019 indicante tutti i luoghi interessati dai movimenti sismici che precedettero il terremoto di M 5.6 in Albania, che sono gli stessi che hanno preceduto il terremoto di M 5.7 in Bosnia di ieri 22 04 2022, con un’oscillazione rispetto a quello dell’Albania di 60 gradi nord.

SCENARIO SISMOTETTONICO CHE INTERESSO’ L’ITALIA MERIDIONALE E L’AREA BALCANICA NEL SETTEMBRE DEL 2019 GENERANDO IL TERREMOTO DI M 5.6 IN ALBANIA E DI M 3.2 IN BOSNIA ERZEGOVINA, NELLO STESSO LUOGO IN CUI SI E’ MANIFESTATO IL TERREMOTO DI M 5.7 del 22 04 2022.

INTERAZIONE ELETTROMAGNETICA TRA LE CELLE GEOMAGNETICHE E GEOMORFOLOGICHE DEL SISTEMA FRATTALE DELL’ITALIA MERIDIONALE E DELL’AREA BALCANICA.

SCENARIO SISMOTETTONICO LOCALE
Le faglie del Mediterraneo subiscono le ripercussioni:
a) DIRETTE, per compressione da N-W derivante dai movimenti tellurici che si registrano alcuni giorni prima lungo la DORSALE ATLANTICA SETTENTRIONALE
b) SECONDARIE, per compressione da SUD/S-E, dopo che i movimenti propagati alla DORSALE ATLANTICA MERIDIONALE, interessano l’AFRICA e le DORSALI DELL’OCEANO INDIANO.

I CICLI DELLO SCENARIO SISMOTETTONICO CHE SI VA A DETERMINARE IN AREA EURO-ASIATICA HANNO ORIGINE DAI MOVIMENTI CHE INTERESSANO LA DORSALE ATLANTICA SETTENTRIONALE.
I TERREMOTI NEL MEDITERRANEO -COSTA OVEST DELL’AFRICA, ITALIA, AREA BALCANICA- HANNO PARI INTENSITA’ O DI GRADO LEGGERMENTE INFERIORE.

La giornata mondiale delle Terra: 22 aprile

Le condizioni che determinano gli equilibri naturali del pianeta Terra dipendono dal rapporto sincronico tra i suoi moti di rotazione e di rivoluzione e il Sole.

Modificazioni naturali, gravitazionali ed elettromagnetiche incidenti sull’inclinazione dell’asse terrestre, o indotte dalla condotta umana, influenzano le condizioni climatiche e sismotettoniche della Terra.

(Marisa Grande).

La Resurrezione di Cristo

La Resurrezione

di Marisa Grande

16 Aprile 2022

La Resurrezione

Attualità

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La Resurrezione è un evento unico che attesta il passaggio di Gesù dallo stato umano di Crocefisso morto e sepolto, allo stato sovrumano di Figlio di Dio che, vincendo la morte, risorge vittorioso. L’evento è avvenuto senza testimoni, per questo gli artisti che l’hanno rappresentato hanno dovuto fare ricorso alla documentazione scritta dagli evangelisti e alla propria fede nelle Sacre Scritture.

L’arte per millenni ha avuto una funzione educativa. Doveva rendere verosimile aspetti della realtà e concetti che avessero valore universale. Ne deriva che il linguaggio espresso con le opere d’arte doveva essere immediatamente comprensibile a tutti, ma superata la fase dedicata a una lettura iniziale, l’opera si offriva e ancora si offre ad una lettura a diversi livelli d’interpretazione.

Ciò indica che in ogni opera d’arte esiste un complesso di simbologie correlate alla forma e sostenute da una struttura profonda, spesso celata, che collega tra loro le singole parti dell’intera composizione, conferendo alla visione complessiva l’armonia di un insieme ordinato e coerente. La prevalente ricerca delle proporzioni nell’espressione artistica corrisponde a un comune denominatore proveniente dalla cultura classica, ma adottato da molte culture successive, essendo corrispondente a una diffusa idea di perfezione, che avvicina la relatività dell’esistenza dell’uomo all’universalità della trascendenza della sfera del divino.

Il tema della “Resurrezione di Cristo” ha richiesto, per la misteriosità dell’evento, maestria e delicatezza da parte di quegli artisti che già godevano della fiducia dei committenti per la loro capacità d’interpretare e di saper rappresentare correttamente i fatti e i personaggi presenti nelle Sacre Scritture. Facendo leva sulle capacità tecniche e sulle personali doti interpretative, hanno comunicato tale conoscenza ai contemporanei e ai posteri secondo il loro particolare ‘taglio’ iconografico e iconologico. Tra i tanti esempi offerti dalla storia dell’arte, ho messo in relazione tra loro due opere. Una è di Piero della Francesca, umanista quattrocentesco, matematico elaboratore della prospettiva, intesa come piani proporzionalmente degradanti in profondità secondo precisi rapporti matematici, e autore di un Trattato sulla pittura. L’altra è di Pietro Vannucci, detto il Perugino, caposcuola di una schiera di pittori umbri e toscani, essendo egli stato Maestro in due rinomate botteghe funzionanti a Perugia e a Firenze tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento. L’abilità di Piero della Francesca nel comporre le scene in prospettiva derivava dalla conoscenza delle figure geometriche soggiacenti alle forme fenomeniche. Egli costruiva con rigore paesaggi e personaggi che modellava e rivelava tramite una luce metafisica, che fissava in una limpida atmosfera la varietà dei paesaggi e in volumetrie colorate la grandiosità dei personaggi.

Nella sua “Resurrezione” di San Sepolcro, egli conferisce ai soldati in primo piano, immersi in un profondo sonno, una dignità umana che pur essi non avrebbero meritato, ma che deriva loro dall’essere stati già redenti dalla loro colpa attraverso il sacrificio di Cristo e dall’essere stati attratti dalle spire di un profondo sonno che li aveva resi inconsapevoli nei confronti dell’universalità dell’evento trascendente che si stava compiendo alle loro spalle. Dalla loro responsabilità indiretta che avevano avuto nella crocifissione, per non aver avuto piena coscienza di ciò che stavano commettendo, già Gesù prima di morire aveva chiesto il loro perdono, dicendo: <Padre perdona loro, che non sanno quello che fanno>. Essi, per Piero della Francesca, rappresentano l’umanità a cui non è concesso di conoscere fino in fondo il disegno divino e, per questo, incapaci di agire in conformità con esso, fino a male interpretarlo e, anche, a contrastarlo. Gli occhi dell’essere umano si chiudono nel sonno della non-rivelazione, nel torpore dell’oblio che rende obnubilato e distante il conflitto che si agita nelle coscienze. Lo stesso autore dell’opera non esita a dare il proprio volto al centurione che appoggia il capo sul sarcofago che aveva accolto Gesù morto e sulla cui lastra tombale il Risorto poggia poi il suo piede vittorioso. Ponendo, però, la propria immagine in posizione frontale e in continuità con l’asta del vessillo sorretta dalla mano destra di Gesù, Piero della Francesca, malgrado appaia immerso, come gli altri, nel profondo torpore del sonno e quindi incapace di godere della piena consapevolezza che deriva dalla conoscenza della veridicità dei fatti e del mistero degli eventi, colloca simbolicamente la sua persona a sostegno fisico e morale del nuovo tempo di rinascita concesso all’uomo dalla Resurrezione di Cristo. Un’opera, quella di Piero della Francesca, da cui traspare il pensiero di un uomo di azione, impegnato come scienziato e come politico nel costruire i fondamenti della cultura umanistica quattrocentesca. Egli si distingueva in vari campi del sapere che interessavano quel movimento, a cui contribuivano architetti come Brunelleschi e Alberti, scultori come Donatello, pittori come lo stesso Brunelleschi e Masaccio…, i quali esaltavano l’uomo e le sue azioni, la sua storia e il suo impegno morale nel costruirla. Del passato gli umanisti apprezzavano il mondo classico e tra gli esempi dell’arte cristiana avevano privilegiato quelli che provenivano dalla religiosità del ‘fare etico’ di un filone artistico anticipato nel Trecento da Giotto con la rappresentazione della vita di San Francesco di Assisi e del suo impegno da religioso nel mondo. Il movimento quattrocentesco denominato “Umanesimo” conferiva piena dignità all’uomo, alle sue azioni, ai fatti vissuti nella concretezza di una realtà terrena tangibile. La Storia si poteva costruire con i fatti di quella esistenza, resi eletti dall’impegno morale e assorbiti all’interno delle categorie universali dello Spazio e del Tempo, razionalmente definite dalla geometria e dalla matematica e rese armoniche dai principi della ‘divina proporzione’.

Rivela ciò, a una lettura più profonda della Resurrezione di Piero della Francesca, la struttura portante della composizione, corrispondente alla ‘stella di Davide’, un simbolo che rimanda alla discendenza di Gesù dalla stirpe di Jesse, padre del Re Davide e nonno di Salomone, verso cui Dio stesso aveva dimostrato la sua grande benevolenza rendendolo oltremodo sapiente e dettandogli Lui stesso le misure e le proporzioni necessarie alla costruzione del Tempio in Gerusalemme.

Come poteva porsi, quindi, in pieno Umanesimo un’opera di carattere religioso come la Resurrezione, rappresentante un evento avvolto nel mistero e accettato per fede, quando il lasciapassare del momento, a cui aveva contribuito lo stesso Piero della Francesca, era rappresentato dalla prevalente ‘ragione’? Ancora una volta ci dobbiamo avvalere, perciò, delle simbologie nascoste, ai fini di poter cogliere la traslazione dal piano dell’immanenza al piano della trascendenza, che conferisce sacralità all’opera dell’artista. Ci aiuta a compiere tale operazione la comparazione della Resurrezione di Piero della Francesca con la Resurrezione di Pietro Perugino, dipinta sessanta anni dopo, quando a conclusione del Quattrocento molti ideali degli umanisti erano stati traditi dal potere dell’uomo sull’uomo che loro stessi avevano inconsapevolmente introdotto, fiduciosi nell’impegno morale di ogni essere umano nel costruire una storia a dimensione umana, basata su un’etica che derivava dall’applicazione dei dettati divini. Tale aspirazione di carattere spirituale è celata in una struttura profonda nell’opera di Piero della Francesca, mentre si palesa nell’opera di Pietro Perugino, che affronta la stessa tematica ponendo il Risorto nello spazio di una ‘mandorla’, simbolo religioso molto antico, derivato dall’incrocio di due circonferenze e denominato ‘vesica piscis’, che rimanda alla sacralità dei misteri della fede: da quello della Resurrezione di Cristo a quello della sua nascita, essendo simbolico anche della sua Vergine-Madre. Non si tratta, però, di un simbolo religioso specificatamente cristiano, poiché era stato usato già a largo spettro in varie civiltà precristiane e, andando indietro nel tempo, anche in riferimento all’arcaica Grande Madre dell’umanità e alla rinascita dei cicli della Natura, che conferiscono regolarità e armonia all’intero Cosmo.

Pubblicato dalla rivista bimestrale Anxa

https://www.anxa.it

Scienza e fede

Cultura

Tra razionalità e spiritualità

di Marisa Grande

3 Aprile 2022

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Marisa Grande, “Crocifissione – Chrismon – dall’alfa all’omega “, olio su tela, 1999

Nel Salento sono molto sentite e sono vissute con devozione le tradizionali celebrazioni quaresimali, che rinnovano in varie forme i riti relativi ai momenti fondamentali della passione di Gesù. La Via crucis corrisponde alla rievocazione del percorso del trasporto della croce verso il Calvario ed è contrassegnata da immagini di varia fattura (pittoriche, scultoree, ceramiche o composte da scene viventi), che ricostruiscono i momenti della condanna, della flagellazione, della crocifissione e della morte di Gesù prima della sua resurrezione con la quale egli vinse la morte. Lo avevano seguito lungo tale ‘via sacra’ i suoi fedelissimi, insieme alle pie donne che sostenevano la madre Maria, affranta dal dolore. Sotto la croce, durante il  martirio e la lenta agonia del Crocefisso, furono ammesse solo tre donne e il discepolo Giovanni, che Gesù stesso prima di esalare l’ultimo respiro designò come nuovo ‘figlio’ di Maria, sua madre.

Tutte le sacre rappresentazioni del martirio di Cristo, ieri come oggi, toccano le corde dei sentimenti più puri dell’uomo, scosso da ondate di violenza che tendono a disumanizzarlo.

L’arte, in qualsiasi forma venga presentata, coadiuvando la naturale espressione del ‘sentimento del sacro’, fa vibrare gli animi e stimola l’elevazione dello spirito verso una dimensione che trascende tempo e spazio reali, per sintonizzarsi con le frequenze di una vibrazione cosmica che alimenta e diffonde l’amore universale.

Il nome ‘Maria’, che accomunava le tre pie donne, ha recentemente fornito lo spunto al prof. Emilio Giuseppe Spedicato per svolgere una rinnovata interpretazione storica di questa pagina della  ‘Passione’, senza tuttavia alterare fatti e significati propri delle vite dei protagonisti narrate nei Vangeli. Il libro è intitolato “Tre Marie sotto la Croce -note e ipotesi interpretative-“ ed è stato pubblicato in marzo 2019, nella Collana “il giorno della civetta” della Casa Editrice Writeupsite di Roma. L’autore dedica la sua opera a tre studiosi importanti nelle sue ricerche: Gualtiero Gualerni, economista all’Università di Bergamo, sacerdote con quattro dottorati in Mariologia; Daniele Rota, latinista all’Università di Bergamo, sacerdote e Canonico di San Pietro, critico attento ai suoi lavori di biblista ed altri temi; Cyril Carga, di cui appare nel libro un contributo scritto a cento anni compiuti, missionario in Cina e in Canada, del cui contatto è stato tramite Immanuel Velikovsky, ossia l’autore del noto libro “Mondi in collisione“, i cui contenuti sono stati noti all’autore sin dalla sua infanzia e che hanno fatto da guida nella ricerca di un nuovo paradigma astronomico, detto VAS, dalle iniziali di Velikovski, Ackerman, Spedicato.

“Tre Marie sotto la Croce” è un’opera coraggiosa che propone e sostiene ipotesi inedite, capaci di far formulare nuovi parametri interpretativi riferiti alla vita di Gesù, senza cedere alla lusinga del sensazionalismo e senza incorrere nel pericolo di sfociare nella reinterpretazione arbitraria delle Sacre Scritture.  Anzi il riferimento principale sul quale l’autore innesta e fa fluire la miriade di contributi di carattere religioso e storico-culturale sono proprio i Vangeli e la canonica Bibbia dei Settanta. Emerge, quale aspetto sorprendente per chi non conosce il prof. Emilio Spedicato sotto l’aspetto del ricercatore -avendo egli lavorato prima in un centro di ricerche nucleari a Milano e poi a Stanford e in altre università inglesi e tedesche, dopo essersi laureato in fisica ed aver ottenuto il dottorato in Matematica computazionale in Cina- il suo certosino reperimento di dati, tutti capillarmente documentati da libri letti in più lingue e cercati in molte parti del mondo. Da incessante viaggiatore, egli li attraversa come un luogo geografico e, da eccellente matematico che ha risolto il ‘decimo problema di Hilbert nel caso lineare’, li analizza con l’occhio vigile e attento dello scienziato. Nel documentarsi da più e più parti, come nel giusto metodo di ricerca, non ha trascurato il Salento, terra d’origine della sua famiglia, nè i contributi culturali che da essa provengono. Tale pluralità di conoscenze specifiche e collaterali estendono l’orizzonte dell’argomento trattato e stimolano il lettore all’approfondimento, permettendo di attuare così quelle finalità pedagogiche che hanno guidato l’autore nei molteplici decenni della sua carriera di professore ordinario di Ricerca operativa, una moderna disciplina della Matematica, svolta presso

l’Università di Bergamo.

Con una scrittura scorrevole e per certi versi avvincente l’autore conduce il lettore all’interno della vita di questi tre personaggi: la madre Maria, Maria di Betania e Maria di Cleofa, tanto vicini a Gesù da poter essere ammessi a sostare sotto la Croce e sostenere il suo animo fino agli ultimi respiri di uomo sulla terra.

In questo libro, che offre una trama razionalmente rinnovata della storia dell’uomo, per gli aspetti simbolici, per la profondità dei significati degli argomenti trattati e per il mistero che spesso li avvolge, traspare anche l’implicita presenza dell’iter spirituale svolto dall’autore, necessario a sostenere qualsiasi personale ricerca scientifica della Verità.

In copertina: Marisa Grande, “Crocifissione – Chrismon – dall’alfa all’omega “, olio su tela, 1999.

Terremoti nel mondo dal 18 al 31 marzo 2022