Scenario sismico in Euroasia dal 14 al 28 gennaio 2023

CORRELAZIONE TRA TERREMOTI SECONDO TRIANGOLAZIONI GEODETICHE.

Dal luogo dove si manifesta un terremoto s’irradiano coppie di vettori sismici tra loro perpendicolari, che percorrono grandi distanze prima di scaricare la loro energia su luoghi divergenti dal loro originario vertice.

Il collegamento tra questi due ultimi luoghi attivi, estremi dei due cateti divergenti, determina l’ipotenusa del triangolo rettangolo geodetico sismicamente attivo (Marisa Grande).

Area mediterranea: confronto tra i recenti rilevanti terremoti lo scenario sismico del 26-29 ottobre 2021 e

La spinta proveniente dalle dorsali dell’Oceano Indiano si scarica sulla faglia anatolica e sulle faglie che solcano il Mare Egeo

I terremoti di maggiore rilevanza che hanno interessato l’area di Malta dal 18 al 24 gennaio 2023

I terremoti che in questo periodo hanno interessato in particolar modo Malta derivano da una intensificata attività vibrazionale della cella compresa dell’area del Mediterraneo centrale, compresa tra la Sicilia e la costa settentrionale dell’Africa.

Tale cella maltese risente dell’attività della faglia mediterranea, interessata da due azioni contrastanti esercitate su di essa dalle cella Marsili, per effetto dell’ elasticità del suo terreno nell’area del Tirreno meridionale, che trasmette le spinte esercitate su di essa dalla compressione dalla Dorsale atlantica proveniente da Ovest e della compressione residua esercitata da Sud, se pur in gran parte assorbita dalla faglia anatolica e dalla faglia di Salonicco.

La trasmissione alla faglia mediterranea dei moti provenienti dall’Egeo avviene nel punto d’incontro collocato a circa 90 km a Sud del Capo di Leuca.

M 5.3 – CENTRAL MEDITERRANEAN SEA – 2023-01-24 20:25:35 UTC

M 5.1 – MALTA REGION – 2023-01-23 10:37:53 UTC

M 4.7 – CENTRAL MEDITERRANEAN SEA – 2023-01-18 17:00:13 UTC

M 5.1 – CENTRAL MEDITERRANEAN SEA – 2023-01-18 15:54:46 UTC

M 4.7 – CENTRAL MEDITERRANEAN SEA – 2023-01-18 14:13:05 UTC

M 5.0 – CENTRAL MEDITERRANEAN SEA – 2023-01-18 04:21:59 UTC

SCENARIO SISMICO IN AREA MEDITERRANEA DAL 26 AL 29 OTTOBRE 2021

Correlazione tra i il terremoto nel Mediterraneo centrale, quello in Albania e quello nelle Marche, dovuti all’attività della cella del Monte Marsili, la cui espansione è contrastata dalla spinta proveniente da Nord-ovest della Dorsale atlantica a da quella proveniente da Sud, incidente sulla faglia mediterranea.

SCENARIO SISMICO NEL MARE TIRRENO MERIDIONALE IL 31 OTTOBRE 2022

Atività della Cella del Monte Marsili, la cui espansione è contrastata dalla spinta proveniente da Nord-ovest della Dorsale atlantica e da quella proveniente da Sud, incidente sulla faglia mediterranea.

Terremoti in Euroasia dal 9 al 23 gennaio 2023

Nello scenario sismico che si è determinato nei quindici giorni compresi tra il 9 e il 23 gennaio 2023 emerge la sequenza di terremoti aventi intensità anche superiore a magnitudo 5.00, che ha colpito l’area mediterranea dell’Isola di Malta.

L’area del Mediterraneo risulta essere compressa tra i movimenti dell’espansione della Dorsale atlantica, che si ripercuotono direttamente sull’Europa e sull’America e quelli che, proseguendo lungo la dorsale atlantica sud e le dorsali dell’Oceano Indiano, comprimono la Penisola Arabica e si scaricano sulla faglia anatolica e sulle faglie mediterranee, gìà compresse per il moto di espansione verso ovest del versante orientale della dorsale atlantica (Marisa Grande).

Terremoti nel mondo dall’8 al 22 gennaio 2023

I due rilevanti movimenti sismici avvenuti in:

  • America meridionale e America centrale:

M 6.8 – SANTIAGO DEL ESTERO, ARGENTINA – 2023-01-20 22:09:38 UTC

M 6.2 – GUADELOUPE REGION, LEEWARD ISL. – 2023-01-20 11:23:41 UTC

sono correlati all’espansione della Dorsale atlantica, che si ripercuote direttamente sull’Europa e sull’America (Marisa Grande).

Presentazione libro d’arte “CONGIUNTI”

Il 25 gennaio 2023, nella Pontificia Università San Tommaso D’Aquino in Roma, avverrà la presentazione del volume  “Congiunti”, edito dalla casa editrice Giunti.

L’evento, iniziato in Francia a Cannes il 18 maggio 2022, continuato con le esposizioni di Novara, Bellagio e Roma, si concluderà con la premiazione degli artisti partecipanti agli eventi espositivi.

Nel volume “Congiunti” ad ogni partecipante è associato un artista storico scelto dalla commissione.

La mia opera pittorica “All’origine delle complessità” è “congiunta” con l’opera “Alcuni cerchi” di Kandinskij.

Marisa Grande

https://synergeticart.wordpress.com

La stella che illuminò la via dei Magi verso Betlemme

Pubblicato su da synergeticart

Ci sono cose che rappresentano dei punti di riferimento precisi per comprendere la storia dell’umanità.

Fatti di cronaca, osservazioni episodiche che l’essere umano ha registrato sin dalla preistoria, se collegati ad altri fatti, ad altri eventi ripetuti nel tempo o in qualche modo correlati con i primi, hanno aggiunto alla conoscenza tasselli fondamentali per comprendere i meccanismi con i quali la natura si manifesta attraverso i suoi cicli millenari e rappresentano anche delle pietre miliari necessarie a scandire il tempo che oltrepassa quello della vita di un singolo individuo o di una generazione di individui, regalandoci una visione illuminante riguardo al senso e alle finalità che la vita ci riserva in una dimensione ben più ampia di quella che ci è dato percepire nell’arco della nostra esistenza.

Oggi la giornata dell’Epifania ci ricorda la manifestazione di Dio come Luce illuminante e molti uomini nel tempo della storia dell’uomo hanno percepito tale luce come dono e le loro opere ci rivelano che il loro talento applicato in varie forme nell’arte e nella scienza, può essere illuminante.

Riporto gli esempi di opere d’arte che, se letti nella chiave cosmologica -la visione filosofica, geometrica, numerica- dell’interpretazione del cosmo, ci sorprendono per la profondità dei contenuti e per la grandiosità del messaggio che ci trasmettono. (Marisa Grande)

La stella che ha segnato l’inizio dell’era di Cristo

Pubblicato su da synergeticart

https://www.corrieresalentino.it/2020/12/iconografia-e-iconologia-della-simbolica-stella-di-davide/
https://www.corrieresalentino.it/2020/12/la-stella-di-betlemme/

La natività di Giotto, essenzialità e purezza

di Marisa Grande

Analisi iconografica e iconologica della
Natività dipinta da Giotto nella Basilica inferiore
di Assisi

Pubblicato da Corriere salentino e da synergeticart il 25 dicembre 2020


La natività di Giotto, essenzialità e purezza
Inviato su Cartine geografiche


A un esame iconografico, l’affresco della Natività di Gesù, che Giotto dipinse per il transetto destro della
Basilica inferiore di Assisi, presenta l’evento prodigioso della “divina nascita” collocato nello spazio reale di una semplice capanna di legno interposta tra le figure che compongono le scene nei primi piani e il monte che si staglia in profondità contro l’intenso blu di un profondo e imperscrutabile cielo.
Il fatto assume la sua connotazione storica per mezzo della scena, apparentemente di vita ordinaria, delle due donne in primo piano, che accudiscono un nascituro. Questa è interpretata comunemente come facente parte della stessa natività di Gesù, che perciò apparirebbe rappresentato due volte nell’affresco: una in braccio alla madre Maria e l’altra in braccio alla donna inginocchiata in primo piano.
A un più approfondito esame iconologico la scena ha invece più senso se riferita ad un’evocazione fatta da Giuseppe per mezzo della sua profonda meditazione, che fa prendere forma alla nascita di Maria, sua
sposa,Vergine-Madre di Gesù, nata senza macchia e predestinata da Dio a divenire la madre del figlio divino.
La scena, perciò, per l’apparente contemporaneità delle azioni, da reale diventa descrittiva, quasi didascalica e infine anche surreale, se si include la presenza degli angeli che glorificano il Signore, in cielo e in terra.
L’accadimento reale per Giotto, in applicazione delle conoscenze sacre, si fa “prodigioso”, pur mantenendo intatta l’atmofera di semplicità, di pura essenzialita e di quiete notturna, nella quale si può solo percepire il battito delle ali degli angeli librati nell’aria. Il fruscio è tuttavia così sommesso da non turbare l’incanto dello sguardo della Madre verso il Figlio appena nato -centro focale dell’evento- e da non disturbare il sereno atteggiamento di Giuseppe, la cui solida figura è posta a sostegno -iconografico, morale e spirituale dell’intera scena della natività e dell’eccezionale accadimento che essa illustra.
Nella parte destra della composizione, due pastori non ancora giunti sul luogo del prodigio, ma preceduti dal gregge nel loro imminente cammino verso Gesù, pur ritraendosi per lo stupore, accolgono l’avviso dell’angelo che si affaccia dalla capanna a far da tramite per collegare tra loro le due distinte scene.
Lo sguardo di quegli uomini -esemplari degli “umili della terra“- rivolto verso l’alto tramite l’angelo ci pone in connessione diretta con il cielo, dal quale è pervenuto il “Figlio di Dio fatto uomo”: così annuncia l’evento l’angelo, così lo annuncia anche la presenza dell’unica stella che brilla nel cielo e così lo concretizza il fascio di raggi di luce che scendono dall’alto sul Bambino divino.
Lo spazio iconografico statico, immobile se visto solo come impostato sulla tre dimensioni che rendono reale la scena (l’orizzontale, la verticale e la pur limitata profondità), si anima e ruota intorno all’asse radioso, coinvolgendo l’intera natura che, animandosi all’istante, partecipa tutta a quel prodigiosoevento. Il tutto prende vita per merito di una struttura ellittica nascosta che soggiace alla composizione iconografica, poiché scaturisce dalla spiritualità che guida l’artista, dalla sua visione ispirata, dal suo stesso coinvolgimento all’evento descritto. Egli ci coinvolge nel moto verticale e spiraliforme di discesa dal cielo alla terra per mezzo della posizione degli angeli, prima stretti intorno alla simbolica stella nel cielo, che annuncia la nascita in terra per volontà di Dio e poi disposti a far da corona al già nato radioso Bambino divino.

Nella scena della Natività giottesca, la nuova vita proviene da quell’unica stella che brilla nel cielo, da quella Singolarità dalla quale il Tutto diviene: centro e origine dell’immensità dell’universo. A guidarci e a far da tramite lungo la verticale di risalita dell’uomo dalla terra a quel cielo intensamente blu, dalle dimensione terrena alla dimensione spirituale, Giotto pone ancora gli angeli, che come i pastori hanno lo sguardo rivolto verso quell’isolato punto luminoso che brilla in una non meglio definità profondità infinita.
Proprio la luce di quella stella ha fatto fare nel tempo molte ipotesi a coloro che in essa hanno visto e vedono il segno celeste che guidò i Magi verso Betlemme per adorare Gesù, il Messia profetizzato nelle Sacre Scritture (Marisa Grande, “La stella di Betlemme”, Corriere salentino 6 gennaio 2010).
Nella ricerca astronomica, una delle ipotesi fatte in relazione al nome da dare alla stella della natività di Gesù corriponde all’allineamento tra Giove e Saturno, alla ‘grande congiunzione’ dei due pianeti che si verifica ogni 397 anni solari.
Apparsa nuovamente nel giorno del solstizio invernale il 21 dicembre 2020 nel settore del Capricorno – Acquario, la ‘grande congiunzione’ dei due pianeti ritma il tempo del susseguirsi delle ere.
Quella apparsa il 16 luglio del 1623 fu osservata con gli strumenti astronomici da Galileo e da Keplero nel
settore dei Pesci, la Costellazione nella quale apparve per la prima volta nel 5. a. C, indicando ai sapienti
dell’epoca che aveva inizio l’era dei Pesci o “era cristiana”.
Sapienti come Salomone e come i Magi, uomini di fede come San Francesco (a cui fu dedicata la Basilica
affrescata da Giotto e dai migliori artisti della sua epoca) sapevano interpretare i segni celesti.
Come la grande congiunzione planetaria Giove-Saturno del 5.a.C annunciava la nascita di Gesù, anche quella del 4 marzo 1226 d.C, che fu visibile ad occhio nudo, annunciò a Francesco che Egli è sempre presente nel mondo, sempre vivo come il “Bambino” che apparve davanti ai suoi occhi nell’umile grotta di Greccio.

Iconografia e iconologia della simbolica “Stella di Davide”

di Marisa Grande

Pubblicato da Corriere salentino e da synergeticart il 25 dicembre 2020

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L’interpretazione iconologica va oltre la descrizione e l’analisi iconografica, che sono aspetti
intrinseci del soggetto rappresentato nell’opera d’arte, poiché ci fa immettere negli ambiti più
nascosti del simbolismo, ci fa penetrare nella profondità archetipica dei significati spiegabili con i
principi filosofici e religiosi, che provengono dalla più antica conoscenza cosmologica e vengono
criptati dall’artista per veicolare, oltre alla comunicazione immediata e nota ai più, anche quella di
tipo elitario, derivante dalla conoscenza della ‘geometria sacra’, tramandata per via sacerdotale
attraverso le varie epoche storiche.
La simbologia di carattere cosmologico insita nella Natività rappresentata da Giotto nell’affresco
della Basilica inferiore di Assisi si rivela perciò solo facendo l’analisi strutturale della
composizione, nella quale appaiono, in dimensione proporzionalmente ampliata rispetto alla
minuscola stella che brilla nel cielo, altre due iconografiche “stelle di Davide” poste nella medesima
posizione a indicare che in terra si è inverata la prodigiosa nascita di Gesù discendente dalla stirpe
di Jesse.
Tra i componenti della genealogia davidica fu il Re Davide, figlio di Jesse, che potè vedere nel 980
a.C. la “grande congiunzione Giove-Saturno” nella costellazione dell’Ariete, essendo egli vissuto
alla fine del primo millennio di quell’era. Egli avrebbe voluto sottolineare l’evento costruendo il
Nuovo Tempio del Signore ad Hebron, ma fu impedito da ribellioni, da guerre e da calamità
naturali. Fu il suo sapiente figlio Salomone, che all’inizio del nuovo millennio, passati gli eventi
catastrofici, lo costruì a Gerusalemme secondo i dettami della cosmologia e della ‘geometria sacra’
contenente la giusta posizione nel rapporto cielo-terra e le giuste proporzioni tra le dimensioni,
poiché dettate direttamente da Dio, dalla dinamica della natura da Lui creata e dalla sacra regolarità
dei cicli cosmici.
Salomone, costruendo il Tempio, contribuiva ad apporre in terra il sigillo celeste, riflesso
dell’equilibrio cosmico, a completare quell’esagramma, poi noto come ‘stella di Davide’, che
corrisponde alla forma che la vibrazione energetica proveniente dal campo magnetico solare
imprime all’asse dei pianeti del sistema che ancora mantengono integro un loro campo magnetico,
quello che, se equilibrato, permette la continuità della vita sulla terra.
Alla medesima genealogia sacerdotale di Salomone, figlio di Davide e nipote di Jesse, si tende
perciò oggi a riconoscere l’appartenenza -“per elezione”- della Sacra Famiglia terrena di Gesù,
composta da Giuseppe e da Maria, entrambi genitori accoglienti la volontà di Dio ed entrambi
consapevoli del mandato divino che avrebbe dovuto svolgere perennemente Gesù sulla terra per la
salvezza eterna e per la redenzione definitiva dell’umanità, secondo il patto di alleanza che Iddio
sancì con Noè dopo il biblico Diluvio.

Buon 2023

https://www.corrieresalentino.it/2023/01/riflessioni-allalba-del-primo-giorno-del 2023/

Riflessioni all’alba del primo giorno del 2023

di Marisa Grande

1 Gennaio 2023

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Ci sono momenti, noti come “punti evento”, in cui la maggior parte degli abitanti della terra sembra essere attraversata da una medesima ondata di emozione. Uno di questi momenti corrisponde al Capodanno, scandito dal sorgere del Sole nell’alba di quella che riteniamo essere la prima di un nuovo anno. Considerata la dinamica levogira del moto di rotazione terrestre, le popolazioni che possono scorgere per prime la luce del sole del nuovo anno si trovano nell’emisfero australe. Opposto all’emisfero boreale, dove il Capodanno si verifica in inverno, nell’emisfero australe l’alba del primo giorno dell’anno si manifesta con la luminosità dell’estate.

Sydney, che si trova in Australia alla latitudine di 33° 52’11.44’’ Sud e alla longitudine di 151°12’29.83’’ è tra le città che festeggiano per prime il Capodanno, quando in Italia sono le ore 14:00 del 31 dicembre 2022, ossia otto ore prima della nostra mezzanotte.

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Da quel momento in poi, dopo la notte illuminata artificialmente da luci spendenti e fuochi d’artificio, il Sole si leva sul paesaggio con l’alba del primo giorno del 2023.

Da quell’estrema area del Pacifico all’area mediterranea il sorgere del Sole segue il ritmo della rotazione della Terra, attraversando con un’onda luminosa le aree dell’Oceano pacifico e dell’Oceano indiano, prima di giungere nell’area mediterranea.

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In Italia la prima città a ricevere la luce del sole nell’alba del primo giorno dell’anno è Otranto, sulla costa adriatica, essendo tra le località italiane quella situata più ad Est.

Per questo, il raduno notturno di chi intende “salutare” il sole in levata del primo gennaio di ogni anno, è sulla Punta Palascia, il promontorio proteso sul Canale d’Otranto e verso l’Oriente, dove si svolge un appuntamento annuale, praticato oramai dai più come un rito solare, un inno alla luce e alla vita.

Otranto la città più orientale d’Italia sul 40° parallelo Nord

Per la sua posizione geografica, trovandosi alla longitudine 18° 31’ 14’’ Est, Otranto è denominata “porta d’Oriente” ed è ritenuta anche il baluardo di difesa dell’Europa contro le incursioni di genti agguerrite provenienti dal mare.

La sua storia è nota soprattutto per la vicenda dolorosa dei suoi ottocento martiri cristiani, i cui resti si trovano nella cattedrale, dove vi è anche uno spettacolare mosaico pavimentale.

Otranto, però, non è solo rinomata per la sua storia recente, in quanto, in virtù delle sue caratteristiche territoriali si è resa partecipe delle dinamiche sociali e culturali delle genti autoctone, e non, anche nei lunghi millenni delle epoche passate. Testimonia l’arcaicità della sua storia la Grotta dei Cervi di Porto Badisco, nell’area otrantina, al 40° parallelo Nord (40° 04′ 47.68”),

La cavità naturale frequentata sin dal Paleolitico, definita “Santuario preistorico” dall’archeologo Paolo Graziosi, era dedicata ad Orione, eletto a divinità della rinascita nel post-glaciale, nel Millennio XI a.C, al passaggio dall’era del Pleistocene a quella dell’Olocene. Si trova nella roccia carsica della costa adriatica salentina sullo stesso parallelo del Massiccio dell’Ararat, che si estende in direzione SW-NE intorno al 40° parallelo Nord.

Insieme, il santuario preistorico di Porto Badisco e il biblico monte Ararat, formavano la prima corda del Triangolo delle Ottave oracolari antidiluviano, comprendente il mare Ionio, il mare Egeo e le terre circostanti, fino alla città egizia Bedhet, costituente il vertice meridionale del Triangolo vibrante, fino al momento del Diluvio biblico, quando scomparve inabissata nella foce del Nilo.

Il sito megalitico di Göbekli Tepe, nei pressi della città turca di Urfa, risalente a 9.500 a.C, che è collocato lungo la direttrice che congiunge il massiccio degli Ararat con il conoide della foce del Nilo, ha avvalorato ultimante l’ipotesi dell’esistenza, anche in fase antidiluviana, del “Triangolo delle Ottave Oracolari”, funzionante fino al V millennio a.C, possibile data del Diluvio biblico. Allora l’intero triangolo slittò verso sud-est spostando il caposaldo ovest della prima corda da Badisco a Dodona, quello est dal Grande Ararat al Piccolo Ararat e il vertice inferiore da Bedhet a Giza.

La conoscenza dell’importanza del Triangolo appare essere stata già raggiunta sin da tempi molto remoti, prima di poter confluire nella scienza nota come “cosmologia”, visto che sacerdoti-astronomi l’avevano criptata in forme simboliche di un arcaico linguaggio artistico universale come quello della “geometria sacra”, di cui fanno parte tanto il triangolo solare con il vertice in alto, quanto quello con il vertice in basso.

Poiché il triangolo terreno rifletteva la prua della costellazione nota col nome di “Nave Argo“, la cui variabilità all’orizzonte dell’emisfero boreale aveva una diretta corrispondenza con le oscillazioni della Terra intorno al suo asse inclinato, per conferire la necessaria stabilità si costruirono templi megalitici di guarigione come quello di Göbekli Tepe, sui capisaldi delle corde e si completò il triangolo con il vertice a sud con uno uguale con il vertice a nord, componendo così l’esagramma, un simbolo di geometria sacra, che rimanda ad una “condizione ideale” della Terra, ossia quella riferita al ciclo annuale del sole composto di 360 giorni, senza l’aggiunta dei cinque giorni epagomeni, che derivano invece dall’inclinazione del suo asse e dalla forma ellittica della sua orbita.

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